Tutto il mio folle amore (2019) ITA di Gabriele Salvatores
Vincent, un ragazzo affetto da autismo, vive a Trieste insieme alla madre e al padre adottivo. Quando ritrova il padre naturale, musicista itinerante, parte insieme a lui per un emozionante viaggio attraverso i Balcani.
Ispirato al libro Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas, da cui il film è tratto liberamente, Tutto il mio folle amore ripropone temi tipici del cinema di Salvatores. Il mito della fuga, del viaggio catartico che tutto svela e ricompone ritorna dopo gli esordi fortunati che avevano condotto il regista milanese all’Oscar. A questo aggiunge l’attenzione al diverso che è l’altro grande archetipo della sua filmografia, anche se stavolta ha il volto di un ragazzo autistico.
Ritornato sui topoi della sua giovinezza, Salvatores recupera così attori a lui noti come la Golino e Abatantuono, calandoli agevolmente in ruoli che i due interpretano gradevolmente. A loro, oltre che il debuttante Pranno, davvero bravo, aggiunge Claudio Santamaria in una mimesi di Modugno che sembra reincarnarsi nelle sue esibizioni, o meglio nelle esibizioni di Willi che lo imita per sbarcare il lunario e dare un senso alla propria vuota vita.
La commedia, piacevole e scorrevole, ha tra i suoi pregi anche l’attenzione ai temi della disabilità, trattata con delicatezza, e resa splendida da Santamaria, valore aggiunto di un’opera che ripropone un equilibrio che spesso mancava alle ultime dell’autore ormai settantenne. Era, infatti, da Io non ho paura che i suoi film mostravano limiti evidenti, nonostante l’accurata messa in scena ed il talento indiscusso per le immagine evocative.