In the Heights – Sognando a New York

Il nostro parere

Sognando a New York – In the heights (2021) USA di Jon M. Chu

A Washington Heights, New York, un caleidoscopio di sogni riunisce una comunità vivace e affiatata. All’incrocio di tutto questo c’è un simpatico e carismatico proprietario di un negozio di quartiere che spera, immagina e canta di una vita migliore.

L’idea alla base della narrazione è forte ma già vista: gli immigrati devono decidere se restare o tornare nella loro terra una volta raggiunto un minimo di benessere economico, se andare o stare insieme come coppia, chiedendo dove e cosa è casa. Il quartiere di Washington Heights a Manhattan è il centro della storia con il suo mondo colorato e con la cultura latino americana.

Il film è stato criticato per l’incapacità di scegliere più latinoamericani dalla pelle scura non solo per i ruoli principali (il protagonista maschile è dalla pelle chiara e lentigginoso) e per non aver saputo rappresentare la popolazione di Washington Heights, che è prevalentemente afro-latino. Il regista Chu ha difeso le scelte di castin mentre Lin Manuel Miranda (il geniale autore dei più acclamati musical dell’epoca moderna) si è scusato per non essere stato all’altezza di dipingere il mosaico di questa comunità.

Nonostante la molteplicità di volti e corpi sullo schermo, la narrazione però tiene grazie ad un’energia interiore potente. I personaggi, a parte Usnavi, sono però disegnati troppo sottilmente e le loro storie mancano di profondità. All’interno della comunità non scoppiano conflitti significativi, come c’erano in “West Side Story”. Anche nel numero di canti e balli “Carnaval del Barrio”, dove vengono innalzate e lodate le bandiere (“banderas”) di diversi paesi latini, è tutta una grande famiglia felice che sembra abbastanza posticcia. Le storie sono poi semplici come non ci si aspetterebbe dalla mente creativa che ha dato “Hamilton” vada oltre. “In the Heights”—vincitore di quattro Tony, incluso quello per il miglior musical—in effetti è arrivato a Broadway 7 anni prima e mostra nel testo alcune ingenuità.

“In the Heights” presenta sontuose canzoni e numeri di ballo strepitosi. “96.000” (il nome deriva dall’importo vinto su un biglietto della lotteria), presenta un cast di 500 persone ed è stato girato in una piscina, con riprese dall’alto che ricordano la geometria delle coreografie di Busby Berkeley. In “When the Sun Goes Down”, Nina e Benny ballano su e giù per le pareti verticali di un appartamento, facendo eco a Fred Astaire. Sono questi allestimenti insoliti e anche l’energia e la fisicità esagerata dei ballerini che contraddistinguono questo musical.

Anthony Ramos nei panni del protagonista Usnavi è elettrizzante e carismatico. Il cast è completato da due eccellenti interpretazioni secondarie: Abuela Claudia, la nonna della comunità, (Olga Merediz che ha recitato il ruolo anche sul palcoscenico) e il padre di Nina, Kevin (Jimmy Smits). Donne appariscenti del salone locale (guidate da Daniela [Daphne Rubin-Vega]) fungono da coro greco e tra di loro c’è la voce protagonista di Encanto, l’ultima fatica di Miranda.

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