Segreti e bugie di Federico Fellini presentato a Pordenone

di Gianfranco Angelucci

“Pordenonelegge”, la manifestazione sui libri e la lettura che contende il primato a Mantova, ha esordito il primo giorno, nella sezione Cinema, con un omaggio a Federico Fellini. Sala affollata, emozioni, passione, applausi, inesauribile desiderio di indagare, conoscere, confrontarsi, e la sera proiezione a sala stracolma del film di Ettore Scola “Che strano chiamarsi Federico!”. Dopo tanto silenzio Fellini riappare, nel ventesimo anno della sua scomparsa, dove la cultura è di casa; non certo a Rimini, la città in cui sembrerebbe nato per dispetto, e nella quale ogni iniziativa riferita al regista che pure l’ha resa celebre nel mondo, appassisce, si spegne e scompare. Il Friuli offre forse l’immagine più nobile e appartata del nostro Paese; è lo specchio di un’Italia laboriosa, garbata, perbene, gentile senza svenevolezze, esempio di uno stile ormai ovunque vacillante. Le persone sono serie, poche parole e molti fatti, puntuali, affidabili; incutono persino una leggera soggezione a chi come me proviene dalla Capitale dove l’opposto di tutto ciò è regola e compiacimento. A Pordenone la prima caratteristica che colpisce è il nitore e la cura delle strade, delle piazze, degli edifici, la ricerca di un decoro che evidentemente riflette un’educazione antica diventata seconda natura. Nell’aria si respira pulizia, onestà, fervore privo di esibizionismo. Si assiste allo spettacolo di un’Italia di serie A, degna dell’Europa che ha tanto contribuito a costruire senza riuscire a figurare da protagonista. Il Friuli è già Europa, pur essendo Italia fino al midollo. Pordenone è una città elegante di austero impianto medievale, che durante il boom economico si è strutturata a centro industriale attorno alle grandi fabbriche di Lino Zanussi, la Rex, cresciuta a colosso multinazionale. Ora quella dimensione sta svanendo ma gli abitanti hanno trovato nuove vie di sviluppo scoprendo prima di altri che la cultura oltre a rendere migliori gli individui, genera soldi, benessere, turismo. Quaranta anni fa Andrea Crozzoli e altri amici hanno creato Cinemazero, una cantina di cinefili che in mano a persone capaci e motivate è diventata un prestigioso archivio di film rari. E la fortuna continua a baciarli: tra gli scarti di uno spedizioniere locale – ditemi se non è un miracolo! – è stata ritrovata ‘per caso’ una pellicola diretta da Orson Welles (1938) della quale in tutto il mondo si era smarrita la copia. Ora, debitamente restaurata grazie anche alla collaborazione della Cineteca di Bologna, il film verrà proiettato tra una settimana alle Giornate del Cinema Muto, un appuntamento annuale in cui convergono appassionati e studiosi dei cinque continenti. Nella sede di Cinemazero, un edificio comunale in pieno centro storico, si lavora tutto l’anno a tempo pieno; e il giovane direttore Marco Fortunato (esempio confortante di ricambio generazionale) mostra con una vibrante punta di suspense e comprensibile soddisfazione, il tesoretto dell’istituto che riguarda Fellini. Sono decine di ore di registrazione al Nagra di interviste e conversazioni realizzate tra il ’60 e il ’70 da Gideon Bachmann, autore di “Ciao Federico!” il pionieristico back stage girato durante la lavorazione del “Satyricon”. Cinemazero ha recuperato da lui e da sua moglie Deborah Beer, entrambi fotografi di talento, decine di migliaia di scatti, foto di scena e reportage, tratti dai film di Fellini, tra cui “Otto e Mezzo” per il quale è stato già editato un primo volume illustrato. In controtendenza alla clamorosa noncuranza della ‘casta’ politica – neppure una mostra per ricordare l’artista che con 5 Premi Oscar, la Legion d’Onore e il Praemium Imperiale del Giappone ha proiettato l’Italia ai massimi vertici della scena cinematografica – Pordenone ha lanciato il suo fertile segnale. Dall’estero arrivano in processione le troupe interessate alla ricerca di memorie, reperti, testimonianze che possano contribuire a mettere sempre più a fuoco i connotati di una creatività affascinante e senza precedenti: Fellini è stato il solo italiano – l’unico! – che la BBC alla scadere del Novecento ha inserito nei cento nomi, la famosa ‘centuria’, da affidare al nuovo Millennio. Dimenticavo: a Pordenone esiste un caffè storico di antico lustro, Peratoner, che produce una cioccolata assai prossima all’ineffabile, capace di suscitare crisi mistiche. Sembra che Nanni Moretti ne faccia smoderata incetta a ogni visita in incognito. Cinema e cioccolato, binomio infallibile.

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