No sudden move – Mcguffin

Il nostro parere

No sudden move (2021) USA di Steven Soderbergh

Nella Detroit degli anni Cinquanta, l’afroamericano Curt Goyns è appena uscito di prigione ed è di nuovo nei guai. Accetta così il lavoro che gli è stato offerto dallo squallido intermediario Jones: deve badare ai figli e alla moglie di Matt Wertz.

Steven Soderbergh gira per Hbo un fenomenale esercizio di genere, un film vecchio stile con uno degli ensemble di attori più riusciti che abbia mai assemblato. Ancora una volta, si interroga sulle strutture del potere con una storia che attraverso il noir ci restituisce un acuto ritratto sociale. Soderbergh è sempre stato un regista incredibilmente concreto e diretto e questo è uno dei suoi film più serrati per i continui capovolgimenti di prospettiva, per il susseguirsi di tradimenti e colpi di scena.

Soderbergh e lo scrittore Ed Solomon hanno ambientato la loro storia a Detroit nel 1954, facendo rimbalzare un cast di criminali e dirigenti automobilistici l’uno contro l’altro. Si inizia con il reclutamento di un trio di criminali che hanno bisogno di un lavoro per fuggire.  Ma la brillante sceneggiatura di Solomon è un classico esempio di svolte continue con motivazioni nascoste che portano a compiere azioni con conseguenze imprevedibili. Qualcuno potrebbe considerare No sudden move eccessivamente complesso per la quantità di personaggi, ognuno delineato con splendida mano, caratterizzato in modo impeccabile.  Solo questo sarebbe un titolo di merito per il gioco di incastri e di sviluppi in cui si può intravedere un intero mondo dietro ogni personaggio.

Ci sono elementi di “No Sudden Move” che presi insieme sembrano quasi una hit parade di Soderbergh. Non solo ha la sua acuta intuizione culturale, non solo è un film poliziesco “vecchio stile” nell’impostazione visiva e nel montaggio, “No Sudden Move” è un perfetto meccanismo, uno spartito in cui ogni musicista sa rendere al meglio.  Il cast è, infatti, di altissimo livello.

La bulimia produttiva di Soderbergh lo ha portato ad esplorare con alterne fortune diversi generi anche se resta sempre basilare per lui la riflessione dell’oppresso di fronte ad un potere che tende a schiacciarlo. Nel meccanismo personale di ognuno sta il senso della sua ricerca che, recintata dentro i confini del noir, sembra dare il meglio di sé con un film d’atmosfere e classe.

 

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