Mamma Kuster va in cielo. Rivoluzionari

Il nostro parere

Mamma Kuster va in cielo (1975) GER di Rainer Werner Fassbinder

Hermann Kusters, un operaio di Francoforte ossessionato dalla paura del licenziamento, uccide il figlio del padrone della fabbrica dove lavora e si suicida. Sua moglie Emma, sconvolta, parla con i giornalisti per difendere la memoria del marito ma le sue parole vengono distorte ed inizia una campagna diffamatoria. La famiglia poi si disgrega. Il figlio è succube della moglie che odia la suocera. La figlia cerca di sfruttare l’avvenimento per recuperare la disastrosa carriera da cantante (anche un po’ prostituta) che sta vivendo.

La donna viene usata anche dal partito comunista. Desiderosa di giustizia si avvicina agli anarchici e partecipa ad una iniziativa violenta. Ci sono, a questo punto, due finali che il regista ha girato. In uno siamo informati che la donna è stata uccisa durante un blitz della polizia. Nell’altro la signora Kuster rimane sola nel giornale occupato e se ne va in compagnia del portiere, anch’egli solo, cosa che fa prefigurare una nuova vita.

Fassbinder gira un gelido ritratto del proletariato in disfacimento, teso solo a cadere nella trappola consumistica o in una vana speranza di successo. L’ignoranza, l’ignavia del popolino è concentrata nel ritratto di Emma, vittima predestinata del capitalismo. Non vi sono momenti di gioia, ma solo un’interminabile sequela di solitudini. La vita non ha alcun senso e si basa esclusivamente sulla menzogna. Molto convincente Brigitte Mira.

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