L’inganno. Gineceo letale

Il nostro parere

L’inganno (2017) USA di Sofia Coppola

In piena Guerra di Secessione, nel profondo Sud, le donne di diverse età che sono rimaste in un internato per ragazze di buona famiglia danno ricovero ad un soldato nordista ferito. Dopo averlo curato e rifocillato costui resta confinato nella sua camera attraendo però, in vario modo e misura, l’attenzione di tutte. La tensione aumenterà mutando profondamente i rapporti tra loro e l’ospite.
Il romanzo di Thomas P. Cullinan era già stato  tradotto sullo schermo nel 1971 da Don Siegel, protagonista Clint Eastwood, con un portato da film cult che lo ha istoriato nella memoria dei cinefili. Il paragone con l’opera di Siegel purtroppo, malgrado il premio per la regia ottenuto a Cannes, non è a favore della Coppola che ha realizzato una versione poco convincente per atmosfere e  fascino.

Il fascino morboso delle fanciulle in fiore, mescolato al represso pulsare delle tensioni sessuali delle istitutrici abbandonate nella campagna americana, creava una tensione erotica qua stemperata in un ritratto accuratissimo ma sostanzialmente freddo. Dopo aver introdotto in modo intrigante situazione e personaggi, la regista si appiattisce su un registro narrativo elegante e algido nella riproduzione dell’apparenza ma poco ispirato nella descrizione delle pulsioni sotterranee, necessarie per rendere appieno un’opera che doveva essere un thriller gotico, trasformatosi via via in una blanda definizione delle contraddizioni umane.

emente pranzi a lume di candela, preghiere serotine, intermezzi musicali, sguardi rivelatori; e tirando via, a spese di tensione e densità, sui punti forti. Le prestazioni di Kidman e Dunst sono ottime e Farrell è sornionamente ambiguo: ma per essere un horror gotico L’inganno è troppo pastelloso; per essere uno studio sulla contraddizioni della natura umana troppo inconsistente.

Potrebbe piacerti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Email