Le quattro piume. Splendore dei colori

Il nostro parere

Le quattro piume (1939) UK di Zoltan Korda
Guerre coloniali fine ottocento. Il giovane Harry ha sposato la carriera militare solo perché costretto dal padre. Appena egli muore decide di lasciare l’esercito, ma la scelta cade nel momento in cui il reggimento deve partire per la guerra in Africa. Considerato da tutti, persino dalla fidanzata, un codardo, riceve quattro piume come segno di disprezzo da lei e dai suoi tre amici.
Si imbarca, perciò, di nascosto e giunge in Sudan sotto false spoglie contribuendo a salvare tutti, anche a costo di enormi sofferenze e a rischio della vita.
Il film presenta molte interessanti chiavi di lettura. C’è un fondo di antimilitarismo giocato con intelligenza ed equilibrio. Korda non sposa un pacifismo d’accatto, ma utilizza diversi metodi di valutazione. Tuttavia, non si può non notare una certa ironia di fronte ai ricordi dei militari pensionati. Inoltre, il ragionamento sul colonialismo non si esaurisce sul filone avventura ma viene accennato, lasciando spazio anche a ragionamenti non banali. Non è una disanima sociologica molto profonda, è vero, ma è un aspetto abbastanza inusuale per un film del genere.
L’opera è girata con grande perizia e ricchezza di mezzi che impressionano talvolta per la qualità. E’ l’uso del colore nella fotografia, però, l’aspetto che colpisce di più e convince. Jack Cardiff e Georges Perinal propongono un technicolor saturo e vivo nei colori caldi che imprime un marchio di qualità a tutte le scene.

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