Jimi All is by my side – Frammenti di un biopic

Il nostro parere

Jimi All is by my side (USA) 2013 di John Ridley

Essere convincente raccontando solo un anno della vita di Jimi Hendrix senza mai far sentire una sua canzone (i diritti sono stati negati dalla famiglia che ha osteggiato il film): è questa la sfida vinta dal regista John Ridley, premio Oscar per la sceneggiatura di 12 anni schiavo.

Il personaggio di Hendrix non era mai stato veramente analizzato al cinema. Ridley, autore anche di uno script corposo e molto interessante, ricostruisce la vita del chitarrista con dei flash, mixando con sapienza dialoghi illuminanti al non detto che costituisce il passato oscuro del personaggio. Ridley sa di essere di fronte ad un mistero, perciò decide di raccontarlo per ellissi, rinunciando alla psicanalisi un tanto al chilo, narrando i fatti con precisione chirurgica.

La musica diventa quindi argomento di osservazione, il contesto si afferma al centro dell’immagine, Hendrix diventa vittima e carnefice senza soluzioni di continuità. Il ritratto è fatto: manca la piena comprensione, ma certamente c’è il cinema.

Da segnalare, oltre all’ottima sceneggiatura, la fotografia e i costumi, di alto livello entrambi. La regia è autorevole, sicura, sa utilizzare i corpi e le luci.

 

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