Il tuttofare (2018) ITA di Valerio Attanasio
Antonio è un praticante legale che lavora – senza contratto e per 300 euro al mese – come assistente del chiarissimo professor Toti Bellastella, principe del foro e docente di Diritto penale. Per Bellastella Antonio fa di tutto, comprese la spesa e la preparazione di pasti gourmet, precipitandosi ogni giorno dall’agro romano al centro della Capitale dopo due ore di trasporti pubblici. Ma il suo zelo polivalente non basta: per fargli compiere il salto di qualità Bellastella propone al giovane praticante il sacrificio personale di sposare l’amante spagnola dell’avvocato.
Commedia aspra sul malaffare tipico italiano. Il professor Bellastella è l’archetipo della corruzione, riassume in sè tutti i vizi e le peggiori malefatte possibili. Il tono surreale e sopra le righe scelto dal regista e da Castellitto è abbastanza divertente ma eccessivo. Il riferimento è a Lazarillo De Torres secondo il regista, ma forse c’è un debito anche verso Sissignore di Tognazzi.
La cattiveria mostrata è propedeutica per la commedia amara ma è scarsamente gestita con forme di qualunquismo abbastanza deleterie e scadenti. Al racconto si è preferita l’esagerazione senza costrutto, giocando sui luoghi comuni e preferendo cullare l’illusione tutta italiana che i cattivi sono pochi e i soliti potenti.