Il premio. Eredità

Il nostro parere

Il premio (2017) ITA  di Alessandro Gassman

Seconda regia di fiction (ha fatto anche un documentario nel 2015) per Alessandro Gassman che, dopo essersi cimentato nel dramma sociale, sceglie questa volta il campo della commedia, una commedia pacata e sincera con accenni autobiografici che appaiono interessanti e abbasrtanza riusciti.

La vicenda ci porta nella casa del premio nobel della Letteratura, Giovanni Passamonte, in procinto di partire per Stoccolma per ritirare l’ambitissimo premio. Giovanni è un uomo anomalo: ha paura dell’aereo e vuole viaggiare solo in automobile, inoltre odia la carta di credito e porta con sè solo contanti (50.000 € cash). A causa dell’infortunio del segretario Rinaldo, il figlio Oreste deve fare da autista, mentre l’altra figlia Lucrezia si infila per sfruttare l’avvenimento per un suo blog. Giovanni è stato un padre abbastanza distante, tanto è vero che ha avuto figli da numerose donne, ma con questi due forse sente di non averli guidati, appoggiati. Il viaggio, tra una serie di incontri singolari e avventure complessivamente forzate (il lato debole dell’opera), prosegue fino a Stoccolma dove, in occasione del ritiro del premio, i nodi si scioglieranno con Oreste, Britta e Rinaldo finalmente protagonisti della loro vita e non più satelliti del padre.

La commedia ha la struttura del viaggio on the road ma è centrata essenzialmente sul piano attoriale. Questa contraddizione (un’anima teatrale a fronte di una forma paesaggistica) è un equivoco che impedisce al film di diventare un’ottima opera nonostante un’idea discreta ed originale.

Proietti è troppo Proietti in troppi momenti ma non si può non amare come attore, nonostante i manierismi. La Foglietta è troppo uguale alla Foglietta, ovvero i suoi personaggi e le sue smorfie tendono a ripetersi all’infinito. Gassman è un simpatico cialtrone, mentre Papaleo può gigioneggiare in un ruolo originale per lui.

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