I migliori film del 2013 secondo Variety

Variety è considerata La Bibbia del Cinema: una definizione che tiene conto, ovviamente, del solo giudizio degli americani, abituati a considerarsi l’ombelico del mondo in quanto a Cinema. Eppure, la classifica stilata da due esperti della rivista (Justin Chang e Peter Debrode) è sorprendente per lo sguardo libero verso cinematografie di tutto il mondo. In aggiunta, i due critici hanno limitato la classifica a sole 9 pellicole, sfuggendo alla regola aurea della top ten, senza dare una  posizione predefinita, ma anzi limitandosi a dare una valutazione del film. Spicca, per noi, la presenza dell’ultimo lavoro di Matteo Garrone

Riportiamo i film e i loro sintetici commenti.

Prima di mezzanotte (USA) di Richard Linklater – Justin Chang commenta l’ultimo episodio della tilogia dell’amore di Jesse e Celine definendola “Una grande storia d’amore dell’era moderna che raggiunge la sua espressione più ricca e più completa in questo inatteso ma necessario terzo appuntamento con Jesse e Celine. Squisito, esilarante, malinconicamente perfetto, quest’ultima collaborazione di Richard Linklater con Ethan Hawke e Julie Delpy è la mia scelta per il miglior film dell’anno.”

Frances Ha (USA) di Noah Baumbach – Peter Debruge apprezza la sceneggiatura scritta dall’attrice protagonista Greta Gerwig su “una ventenne alla deriva a New York.” La collaborazione con il co-writer e regista Noah Baumbach, riesce a produrre un ritratto perspicace e “uproarious” di una giovane donna alla ricerca di sè stessa e di stabilità nella Grande Mela.


La sposa promessa (ISR)  di Rama Burshtein – La regista israeliana fa un debutto eccezionale con questo dramma visivamente ed emotivamente avvolgente su una giovane donna ultra-ortodossa (la notevole Hadas Yaron) di fronte a una decisione impossibile. Con delicatezza la Burshtein affronta un mondo religioso poco conosciuto, ricordandoci che l’amore e il matrimonio sono in primo luogo questioni dello spirito. – Justin Chang

Starbuck 533 figli e non saperlo (CAN) di Ken Scott – Non sono indifferente ai film tradizionali, infatti adoro questa farsa canadese contagiosa ed accattivante, circa un ex donatore di sperma a confronto con i 142 bambini che generò. È così audience-friendly che è stata subito rifatta negli USA come “The delivery Man” interpretato da Vince Vaughn. – Peter Debruge

Paradiso: Amore (AUT) di Ulrich Seidl – Non importa quanto possa sembrare  imbarazzante la vostra vacanza estiva: non può essere più brutta dei quella della corpulenta turista austriaca Teresa (Margarete Tiesel) che cerca compagnia tra i rentboys Kenyani  nel primo capitolo della trilogia “Paradise” di Seidl : una satira in cui prevale il senso dell’umorismo. – Peter Debruge

Qualcosa nell’aria (FRA)  di Olivier Assayas -“Il cinema rivoluzionario non dovrebbe utilizzare una sintassi rivoluzionaria?” Il saggio e malinconico pezzo di memoria di Assayas circa la sua attività post-1968 è esposta con  la chiarezza agrodolce del senno di poi e la rilassatezza di un maestro. Assayas non idealizzare le sue esperienze né le demistifica. – Justin Chang

Upstream Color (USA) di Shane Carruth – Carruth fonde la precisione matematica di “Primer” con una sensibilità visiva-sonora ipnotica degna di Malick. Contiene anche un brillante allusione ai racconti evangelici della vita di Gesù ‘- almeno, questa è la mia interpretazione. – Justin Chang

Reality (ITA) di Matteo Garrone – La favola perfetta per l’era del quarto d’ora di celebrità. Questa satira sbarazzina del (grintoso) regista di “Gomorra” è il tipico racconto morale che una volta sarebbe state tramandato di generazione in generazione. Il succo: un pescivendolo convinto della sua fama imminente a seguito di una audizione al Grande Fratello precipita in un mondo fantastico e paranoico di sua invenzione. – Peter Debruge

Stories We tell (CAN) di Sarah Polley – Poche volte le scoperte del cinema indipendente sono così gratificanti come la scoperta che Sarah Polley è una regista sensibile ed intelligente come è pure attrice. Questo lavoro è la sua più bella opera, un’indagine ingegnosa ed emotivamente travolgente della sua vita familiare che diventa la natura della narrazione stessa. – Justin Chang  Dopo aver scoperto che l’uomo che l’ha cresciuta non era il suo padre biologico, l’attrice -regista Sarah Polley ha deciso di scoprire alcuni dei segreti più intimi della sua famiglia. Il suo approccio svela il tessuto stesso di come la gente convince se stessa (e gli altri) di quello che vogliono credere. – Peter Debruge

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