Giulietta Masina: un libro per lei

di Gianfranco Angelucci

All’inaugurazione della mostra dedicata a Giulietta Masina, è stato presentato al Teatro dei Dioscuri di Roma il mio libro “Giulietta Masina Attrice e sposa di Federico Fellini”. Anche in questo caso, come per il precedente “Segreti e bugie di Federico Fellini” ho preferito affidarmi alla forma narrativa per raccontare l’attrice nell’aspetto meno conosciuto, meno rituale, e restituire al lettore non soltanto l’omaggio al personaggio molto amato ma anche la figura di donna non comune e per certi versi esemplare.

L’occasione è nata dall’alleanza tra le Edizioni Sabinae e il Centro Sperimentale di Cinematografia/Cineteca Nazionale, coraggioso avamposto della memoria cinematografica nella Capitale. Quando Simone Casavecchia, che ha avuto per primo l’idea della mostra e del libro, mi ha chiesto, onorandomi, di occuparmi dei testi, non ho avuto bisogno di pensarci, ho acconsentito e basta, nel mio ruolo ormai accettato di cantastorie.

Quest’anno ricorre il ventennale della scomparsa di Giulietta, che avrebbe rischiato di passare sotto silenzio in questa nazione prigioniera di una morsa d’angoscia fino a non avere quasi più cura di se stessa. Ma Giulietta per fortuna è una vera icona, e su iniziativa di Fiammetta Terlizzi, direttrice della Biblioteca Angelica e co-curatrice della mostra, il Ministero dei Beni Culturali non si è tirato indietro, mettendo a disposizione un suo spazio espositivo di alto prestigio. Immediatamente hanno aderito all’impresa il San Marino International Film Festival e, in funzione di partner, La Fondation Fellini de Sion, l’unica ormai esistente nel mondo dopo il fallimento della associazione riminese. Stephane Marti, presidente dell’Istituto svizzero, sostenuto dal Cantone Valais e dal Deutsch Museum, ha offerto materiale espositivo ampliando i traguardi del progetto verso un programma internazionale in varie capitali del mondo. L’Accademia del Cinema Italiano/David di Donatello e l’Istituto Svizzero in Italia hanno accordato con gioia il proprio patrocinio; ma l’apporto più emozionante è venuto dalla famiglia Fellini, nella figura di Francesca Fabbri Fellini, nipote di Federico e figlia di Maddalena, la quale ha voluto impreziosire la mostra concedendo il Premio Oscar vinto dal film La Strada nel 1957.

Si attende la copertura di ogni rischio da parte delle Assicurazioni Generali (la polizza è stipulata per un ammontare di quasi un milione di dollari) e la statuetta verrebbe mostrata al pubblico protetta da una speciale teca di vetro a prova di effrazione. Se tutto procede per il verso giusto “Uncle Oscar” sarà il totem di un vernissage che si annuncia assai brillante; anche perché avendo Papa Francesco detto e ripetuto che La Strada è il film da lui più amato, non si esclude che tra le visite d’onore possa apparire Mons. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Gli ospiti dell’inaugurazione godranno inoltre di un eccezionale ‘fuori programma’, l’ assolo di Mauro Maur, che con la sua inimitabile tromba saprà far vibrare il tema immortale composto da Nino Rota, così struggente da essere definito “spaccacuore” dallo stesso Fellini.

l libro di formato medio-grande come è consuetudine per i volumi illustrati, si articola in 224 pagine equamente divise tra testo e sezione iconografica. Le fotografie provengono dall’Archivio della Cineteca Nazionale, i manifesti rari dalla collezione svizzera. Completano il volume gli apparati, i contributi, e un’affettuosa postfazione di Gian Luigi Rondi, decano dei critici cinematografici italiani. Ho dedicato questo lavoro a Tullio Kezich, storico del cinema oltre che biografo di Fellini, e autore di una compendiosa intervista con l’attrice pubblicata dall’editore Cappelli di Bologna nel 1991.

Su Giulietta, vincitrice di due premi Oscar con La Strada e con Le notti di Cabiria, non esistono saggi né biografie: l’attrice resta per tutti un tenero mistero, simile alla luna di cui conosciamo sempre e soltanto la faccia illuminata dal sole. Così gli interrogativi si accavallano: era una ‘piccolo borghese’ tutta casa e conti della spesa, oppure un ‘essere superiore’, capace di sorvolare con poetica disattenzione sulle miserie quotidiane? E qual era il rapporto con Federico: gli perdonava le scappatelle oppure era gelosa? Come mai Federico si era innamorato di lei se gli piacevano le donne opulente e formose, le ‘maggiorate’? Il mio compito è stato di infilarmi in quell’ intercapedine tra la maschera e il volto, tra la persona e il personaggio, in cui soltanto potevo cercare di raggiungere un sembiante sfuggente, depositario forse di un enigma. E quello ho inseguito, come avviene a volte nei sogni, anch’essi diversamente sinceri e per tale ragione in grado di aiutarci a comprendere meglio la non semplice realtà in cui siamo calati. Quale occasione migliore per far riemergere a tutto tondo la creatura a cui Federico nel 1993 dedicò il suo quinto e ultimo Premio Oscar: “Lasciatemi fare soltanto un nome, di una attrice che è anche mia moglie: grazie cara Giulietta… e per favore smetti di piangere!”


In quella affermazione era contenuta un’intera vita insieme, che si sarebbe conclusa con le Nozze d’Oro il giorno prima che Fellini prendesse per sempre congedo.

 

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