Chiara – Donna e santa

Il nostro parere

Chiara (2022) ITA di Susanna Nicchiarelli

Assisi, 1211. Chiara ha diciotto anni, e una notte scappa di casa per raggiungere il suo amico Francesco: da quel momento la sua vita cambia per sempre. Assisi, XIII secolo. Chiara ha diciotto anni e decide di scappare di casa in piena notte, con l’intento di raggiungere il suo caro amico Francesco.

Il cinema di Nicchiarelli ha utilizzato sempre figure esemplari per affrontare la condizione femminile. Il momento storico è solo occasionalmente importante nella sua riflessione. Certamente è essenziale la ricostruzione storica, il contesto in cui sono cresciute e maturate nelle loro idee, aspetti che sono sempre approfonditi e descritti con estrema puntigliosità. Tuttavia, la spinta iniziale è sempre una visione dell’interiorità femminile.

Questa volta, grazie all’intermediazione della storica Chiara Frugoni, il soggetto è Santa Chiara, raffigurata in chiave pauperistica in perenne contrasto con il potere che è esclusivamente e grettamente maschile. Non solo si mette in discussione la chiesa dell’epoca, cosa abbastanza scontata per chi mastica un po’ di storia e sa bene di quali bassezze fosse capace il clero nel medioevo (e oltre), ma si mette in risalto la figura di San Francesco demolendone le basi, revisionando il suo ruolo ed il suo pensiero.

L’operazione è un po’ ardita anche se, va detto, si sottopone a critica l’evoluzione del francescanesimo, non le sue basi che vengono date per acquisite fin dall’inizio. Il santo viene contrapposto a Chiara non tanto nelle idee, quanto nella capacità di resistere alla pressione, alla violenza del potere, denotando un realismo che contrasta con l’idealismo profondo della donna.

In entrambi i casi, la santità viene nascosta nella trama che vede due personaggi nella loro totale umanità che vivono in un’epoca difficile cercando di cambiare il mondo. Per la Nicchiarelli Francesco si è come arreso mentre Chiara ha tenuto la propria linea, senza mai rinunciare alla propria coerenza. Con le precedenti opere della regista, Chiara ha in comune non solo lo sguardo femminile ma anche la contraddizione tra le proprie scelte ideali e la realtà politica e sociale: lo scontro tra realtà ed ideale che vede quest’ultimo sempre sconfitto.

Scegliere un soggetto del genere era un grande rischio  per la regista che, infatti, ha dovuto subire critiche abbastanza dure nei suoi confronti. Non condivido queste critiche che ritengo ingenerose. Il racconto è sempre nitido, forte così come alcuni momenti, soprattutto il confronto con Francesco che a tratti si fa aspro. Probabilmente è poco veritiera la veemenza che il personaggio mostra ma questo sta nella visione complessiva della storia, nell’accuratezza iconografica, anche negli inserti onirici (felliniani, per certi aspetti) e per i numeri musicali che interrompono l’azione .

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