Ariaferma – Tra le mura

Il nostro parere

Ariaferma (2021) ITA di Leonardo Di Costanzo

Un vecchio carcere ottocentesco entra in dismissione e le regole di separazione tra detenuti e agenti di guardia si allentano di conseguenza, lasciando emergere nuove forme di relazione.

Rivelazione all’ultimo festival del cinema di Venezia, Ariaferma è un film di grandi attori. Sarebbe però molto limitativo definire solo così quest’opera sottile, intelligente e complessa. Nella sua staticità la pellicola è viva, intensa perchè sa nutrire lo spettatore di sguardi, momenti, impressioni che restano nonostante nella realtà non accada praticamente nulla.

La contrapposizione tra carcerati e guardie cade dopo poco perchè nella solitudine in cui sono stati costretti le dinamiche tra i due gruppi tendono a somigliarsi come i due personaggi principali che, con le dovute e chiare distinzioni, scoprono umanità nell’altro, vedono il dolore reciproco e si comprendono.

Non c’è pietismo nelle immagini proposte da Di Costanzo, documentarista di spessore ma che sa utilizzare l’arte descrittiva per fini narrativi in modo significativo, o un sentimentalismo facile. L’autore non idealizza i personaggi che sono quello che sono. Non ci interessa cosa hanno compiuto – a parte quello di cui è accusato il giovane Fantaccini – anche se comprendiamo la gravità estrema dei loro reati e questo ci permette di non focalizzarci solo su un aspetto mancando la vera tematica del film.

Il genere carcerario propone cattivi epici e momenti di riscatto, ma qua non viene concesso nulla alla spettacolarizzazione. Qua sentiamo la cappa della costrizione che stritola un’anima, la abbandona alla disperazione, al vuoto. E anche un momento conviviale insieme, nato simbolicamente durante un blackout in cui le divise svaniscono, può essere una boccata di aria, rispetto a quella ferma che grava su tutti coloro  (guardie e detenuti) che nei carceri vivono.

Bravissimi Servillo, Orlando e Ferracane

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