About the Oscars – 2022


La 94ª edizione dei premi Oscar si è tenuta a Los Angeles al Dolby Theatre il 27 marzo 2022 ed è stata presentata da Regina Hall, Amy Schumer e Wanda Sykes. La cronaca però registra il primo caso di rissa televisiva con lo schiaffone di Will Smith a Chris Rock in diretta. Quando il comico ha fatto una battuta sui capelli della moglie di Smith, Jada Pinkett, che soffre di alopecia, Smith ha indossato la faccia cattiva ed è salito sul palco per regolare i conti.

Questo ha eclissato tutto il resto facendo passare sotto silenzio lo scandaloso verdetto dell’Academy che ha premiato un film modesto che è un remake, copia carbone della Famiglia Belier, film francese di alcuni anni fa che aveva momenti decisamente più interessanti, per quanto pure lì si era molto lontani dal capolavoro.

Ha vinto il politicamente corretto, un premio alle intenzioni perchè la sceneggiatura ricalca peggiorando pure l’originale. Che abbia vinto l’Oscar pure in questa categoria lascia ancora più perplessi. L’happy end finale sa troppo di fiaba per essere credibile. Da apprezzare c’è l’interpretazione di Kotsur, primo attore sordomuto a vincere la statuetta, e la descrizione iniziale della vita dei pescatori. Poca roba nel complesso.

Niente regia, infatti, perchè la regia si vede con Jane Campion, Oscar nella categoria, ne Il potere del cane, il favorito e grande sconfitto dell’anno. A posteriori però si capisce che non aveva chance. Se la giuria ha puntato sul dramma melenso come poteva emergere vincente un film dove (attenzione, spoiler!) un adolescente uccide un uomo?

Niente da dire sugli attori anche se, come minimo, il premio era meritato anche da diversi altri. Il gioco, però, prevede un nome ed un nome è stato. Will Smith si è preso l’Oscar cui poteva aspirare con Alì, più che con Sette anime. Bravissima anche la Chastain e un coro di entusiasmo per la De Bose. Insomma, l’Academy ha premiato un sordomuto e due neri, tra cui la DeBose che è afrolatina e, in aggiunta, apertamente gay. Inoltre ha premiato un film diretto da una donna ed una donna regista, bissando il premio di Chloe Zhao dello scorso anno.

Non c’è dubbio che si tratta di una grande apertura al mondo anche se talvolta questo desiderio di recuperare le ingiustizie del passato porta a valutare oltre modo quello che viene premiato.

Meritato l’oscar per la sceneggiatura a Branagh, come le sei statuette a Dune, mastodontica opera che ha impressionato per la tecnica e la ricostruzione del mondo di Arrakis.

Infine, peccato per il nostro cinema. Le tre candidature sono state sconfitte. Brucia un po’ di più quella di Sorrentino, cui è stato preferito il giapponese Drive my car, mentre per l’animazione l’ottimo lavoro di Casarosa (Luca) doveva scontrarsi con la corazzata Encanto.

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