Come di consueto la classifica annuale dei Cahiers è fortemente gallocentrica, premiando film che hanno avuto un limitato successo fuori dalla patria. Costante poi la presenza del cinema asiatico e di quello americano. Il talento visionario di Mandico viene premiato davanti all’estremo realismo di Dumont. Una scelta davvero sorprendente se si confrontano i diversi stili. Da un lato eccessi visivi e provocazioni estreme, dall’altro una miniserie televisiva che esce dai canoni tipici di Dumont scegliendo la via dell’allegoria.
Tra i coreani e gli americani (Spielberg in mezzo a tanti registi estremi è davvero un controsenso) spunta ancora il sopravvalutatissimo Von Trier che, perdonato dagli eccessi verbali di Cannes, ritorna tra i grandi. Si sa, lui è un regista di moda, così come i dimenticati coreani che di anno in anno vengono premiati in questa classifica, ed è una moda considerarlo un grande regista.
1. Les Garcons sauvauges (FRA) di Bertrand Mandico
2. Coincoin and the Extra-Humans (FRA) di Bruno Dumont
3. Il filo nascosto (USA) di Paul Thomas Anderson
4. Burning (KOR) di Lee Chang-dong
5. Paul Sanchez est revenu! (FRA) di Patricia Mazuy
6. The Post (USA) di Steven Spielberg
7. On the Beach at Night Alone (KOR) di Hong Sang-soo
8. The House That Jack Built (DAN) di Lars von Trier
9. Summer (RUS) di Kirill Serebrennikov
10. L’ile au tresor (FRA) di Guillaume Brac