100 anni di Ingrid Bergman

L’attrice svedese è nata il 29 agosto del 1915. Dopo una carriera folgorante in Svezia grazie ai film di Gustaf Molander, sbarca ad Hollywood chiamata da David O. Selznick che le offre un contratto di sette anni. Cominciano i suoi grandi successi che subiranno una brusca frenata con il sodalizio artistico e familiare con Roberto Rossellini. La liaison con il regista italiano le inimica il pubblico americano. Una donna sposata che abbandona la propria famiglia per sposarsi con un donnaiolo incallito, anch’egli fedifrago e artista? Non si può accettare!

Ecco perché una volta terminato il rapporto con Rossellini, il ritorno in America è doloroso e faticoso. Eppure altri successi la accompagnano nella sua vita, fino all’incontro con il suo omologo nella regia, Ingmar Bergman, con lo straziante Sinfonia d’autunno.

Ha vinto Tre Oscar per Angoscia, Anastasia e Assassinio sull’Orient Express. La morte arriva (troppo presto) nel 1982, a soli 67 anni per un tumore. Ecco i suoi film più significativi (ma non i soli).

Intermezzo (1936) di Gustaf Molander – Grande successo che afferma definitivamente la Bergman presso il pubblico svedese.

Intermezzo (1939) di Gregory Ratoff – Remake del film svedese di Molander, è la storia d’amore tra due musicisti. Lui è sposato e sceglierà di ritornare dalla famiglia. Classico melodramma degli anni ’30, è un prodotto efficace che serve per affermare la Bergman ad Hollywood.

Casablanca (1942) di Michael Curtiz – Un’immortale storia d’amore che ancora oggi preserva intatto il proprio fulgore. Curtiz disegna i due personaggi giocando sugli sguardi più che sulle parole. Difficile parlare male di un mito. Eppure, la Bergman e Bogart furono le seconde scelte dopo che gli attori individuati per il ruolo erano entrambi saltati per altri motivi. E’ stata la fortuna di entrambi.

Per chi suona la campana (1943) di Sam Wood – In un sondaggio del dopoguerra in Italia, i comunisti indicavano la coppia hollywoodiana Bergman-Cooper come la coppia ideale cinematografica per la rivoluzione. Potere della macchina da cinema americana: una macchina che sapeva battere le ideologie, scavalcando confini e ricordi della guerra appena conclusa.

Angoscia (1944) di George Cukor – Intenso noir diretto dal “regista delle donne”. La Bergman conquista il suo primo premio Oscar come miglior attrice protagonista.

Io ti salverò (1945) di Alfred Hitchcock – Inizia una feconda collaborazione con il regista del brivido. Il film è splendido e la Bergman giganteggia, superando anche il proprio partner Gregory Peck. Giallo con disegni di Salvator Dalì, con idee innovative sul piano dell’immagine.

Notorious (1946) di Alfred Hitchcock  – Capolavoro assoluto. Alcune scene sono citate in tutti i manuali del cinema (come spesso capita con Hitchcock): il carrello sulla mano che stringe la chiave, la scena del bacio costruita su centinaia di bacetti che aggiravano la decisione della censura di vietare baci più lunghi di tre secondi, la scena finale. Enciclopedico!

Giovanna d’Arco (1948) di Victor Fleming – L’eroina storica per eccellenza: un ruolo che qualunque attrice sogna. Il mondo di Hollywood comincia a stare stretto alla Bergman che si innamora di Rossellini tramite i suoi film. Il messaggio appassionato che invia al regista italiano è l’avvio di una storia d’amore tormentata e di breve durata che porterà all’attrice una specie di ostracismo da parte dell’America più puritana. Ci vorrà qualche anno perché le venga perdonata la rottura del matrimonio.

Viaggio in Italia (1953) di Roberto Rossellini – Il film più riuscito del periodo italiano. Un’opera particolare con una Bergman intensa e dolente: la sua migliore interpretazione, la meno forzata, la più convincente.

Anastasia (1956) di Anatole Litvak – Il secondo Oscar le giunge da questo rutilante film di Litvak. La leggenda di Anastasia viene portata sullo schermo con leggerezza, grazie anche al carisma di Brinner, davvero perfetto nel ruolo. La Bergman è bravissima nel passaggio tra commedia e dramma, strazio e malinconia.

Indiscreto (1958) di Stanley Donen – Che coppia con Cary Grant! Magnetici ed affascinanti i due si muovono con generosità e classe sullo schermo.

Le piace Brahms? (1961) di Anatole Litvak – Film notevole che parla della ricerca dell’amore, come solo Sirk era riuscito a fare. Per l’epoca rivoltare i luoghi comuni e narrare la storia tra una donna matura ed un ragazzo molto più giovane era un fatto rivoluzionario. Far passare poi Montand per un fedifrago abbastanza meschino e vanesio, era un atto ancora più coraggioso.

Fiore di Cactus (1969) di Gene Saks – Commedia brillantissima con Walter Matthau. Sicuramente non è uno dei capolavori interpretativi della Bergman, ma è la dimostrazione dei suoi tempi anche per la commedia, dopo tanti anni passati in ruoli esclusivamente drammatici. E’ la dimostrazione della sua versatilità. Cosa che la fa diventare ancora più grande.

Sinfonia d’autunno (1978) Di Ingmar Bergman – Unico film girato con il grande maestro svedese del cinema. La storia è semplicissima, ma i testi e le magnetiche intepretazioni della Bergman e della Ullman, interprete della figlia, lo fanno diventare una vera pietra miliare. Nessuno ha mai saputo far così male parlando di rapporti familiari.

 

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