10 film Omosessuali nella storia del cinema

I titoli si sprecano e si dimenticano molti che parlavano di omosessualità in modo sotterraneo, soprattutto negli anni in cui la censura dominava. Scelta, come al solito, molto difficile, ma con una particolarità, ovvero la presenza di pellicole di molte nazioni diverse, segno di una vitalità culturale, di un filone spesso dimenticato ma molto importante. Ci vengano perdonate le esclusioni. In primis la magnifica produzione di Visconti che va valorizzata per il suo ispirato decadentismo. Ai piedi del “gotha” vogliamo ricordare quattro film: Drugstore cowboy (1989) di Gus Van Sant, Maurice (1987) di James Ivory, un’opera più recente Gocce d’acqua su pietre roventi (2000) di Francois Ozon e Boys don’t cry (1999) di Kimberly Pierce. Infine, un doveroso ricordo di A qualcuno piace caldo, ovvero come parlare di omosessualità evitando la censura ai tempi di Hollywood.

10. Si parte con una parità My beautiful laundrette (1985) di Stephen Frears. Daniel Day Lewis in una splendida interpretazione.  La Londra di Kureishi fa da sfondo ad una storia interrazziale e omosessuale.

10. e Notti selvagge (1992) di Cyril Collard. Il regista francese ha messo sullo schermo la sua vita, stroncata a soli 36 anni dall’AIDS. Si tratta di un film molto intenso e vissuto, ricco di annotazioni e capace di emozionare senza sentimentalismi.

9. Festa di compleanno del caro amico Harold (1970) di William Friedkin. Un grande freddo gay ante litteram. Un’opera sorprendente per il periodo in cui è stata girata e perchè l’autore è un regista normalmente aduso a film “macho”, tutta adrenalina e azione.

8. Go fish (1994) di Rose Troche. E’ il film migliore della Troche ed è una tenera storia d’amore lesbo girata con grazia e sensibilità. Le produzioni successive non sono state così ispirate, tranne la serie televisiva LWORD.

7. Happy together (1997) di Wong Kar Wai. Pellicola aspra e coinvolgente in cui il regista cinese spazia liberamente senza un vero contesto narrativo. Ne esce un ritratto urticante, ma sempre iconograficamente fortissimo.

6. I segreti di Brokeback Mountain (2005) di Ang Lee. Un western gay? Sembra una battuta, ma in realtà Lee ha utilizzato i classici stereotipi del genere per narrare una storia d’amore “diversa” in cui la ricerca di se stessi e il perdersi rendono impossibile la felicità. Indimenticabile Heath Ledger ed il suo pianto finale.

5. Tutto su mia madre (1999) di Pedro Almodovar. Almodovar ha raccontato la “diversità” in tantissimi suoi film, ma mai come in questo è stato tanto ispirato, tanto aderente al suo modello melodrammatico hollywoodiano. In quest’opera c’è tutto e di più, c’è la gioia liberatrice di abbandonarsi alla commozione, la capacità di vivere sapendo di morire.

4. Domenica, maledetta domenica (1971) d John Schlesinger. Il Free cinema era quasi un ricordo quando Schlesinger ha raccontato questa storia in modo così realistico, così potente e così “oltre” le regole, abbattendo il borghese comune senso del pudore. Bellissimo.

3. La gatta sul tetto che scotta (1958) di Richard Brooks.  Tennessee Williams ha affrontato di petto la condizione della sua omosessualità nei suoi drammi, sviscerandone gli aspetti bui e gioiosi come nessun altro. Il cinema ha avuto il coraggio di portarli sulla scena, anche se la censura di quegli anni impediva di parlarne apertamente. La grandezza degli attori e l’immensità del testo hanno poi fatto il resto.

2. Improvvisamente l’estate scorsa (1959) di Joseph Mankiewicz. Film manifesto per molti motivi: la trama, l’autore del dramma (ancora Tennessee Williams) e l’attore Montgomery Clift che è un’icona gay, per quanto celata in quegli anni. Tanti i messaggi che provengono dalla visione e che turbinano nella mente dello spettatore. Impossibile non vedere come questo specchio oscuro riflettesse i fantasmi di attore e autore. Imperdibile (anche per la magnetica Katherine Hepburn).

1. Querelle de Brest (1982) di Rainer Werner Fassbinder. Come si fa a non indicare questo film al primo posto? E’ come se le forze di Fassbinder e di Genet si siano fuse per donarci un’immagine piena di erotismo, autodistruzione, vitalità, disperazione.

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