10 capolavori del cinema muto – L’ultima risata

L’ultima risata (1924) di F.W. Murnau

Perché dovresti vederlo: The Last Man racconta la storia di un vecchio portiere che lavora per un prestigioso hotel che viene licenziato e rifiutato dalla sua famiglia per il suo apparente fallimento. Nonostante sia un film muto, in questo film non ci sono riquadri che trascrivono i dialoghi. Questo film è un ottimo esempio di come mostrare la magia del cinema e le meraviglie che si possono ottenere raccontando storie in modo puramente visivo.


La curiosità più famosa legata a “L’ultima risata” è la scelta del regista di utilizzare una macchina da presa speciale chiamata “Golem”. Questa macchina da presa era stata appositamente costruita per il film, consentendo a Murnau di realizzare movimenti fluidi e complessi, comprese le riprese dall’alto e quelle a livello del pavimento. L’uso innovativo di questa macchina da presa ha reso il film visivamente straordinario e ha contribuito a definire il suo stile distintivo.

Un’altra curiosità interessante riguarda la conclusione originale del film. La versione originale di “L’ultima risata” aveva un finale molto più pessimistico rispetto alla versione che è diventata più diffusa. Nella versione originale, il protagonista perde completamente la sua dignità e si suicida. Tuttavia, quando il film fu proiettato per il pubblico iniziale, la reazione negativa fu così forte che il regista decise di modificare la conclusione. Nella versione finale, il protagonista trova un piccolo segno di redenzione e di speranza. Questa modifica ha reso il film più accessibile al pubblico e ha contribuito al suo successo.
Durante le riprese del film, il regista F.W. Murnau impose a Emil Jannings, l’attore protagonista, una dieta estremamente restrittiva per farlo apparire molto più magro e debole. Questo era essenziale per enfatizzare il declino del personaggio e la perdita della sua dignità. Jannings fu costretto a seguire una dieta a base di latte di mandorla, insalata e mele per diverse settimane, e perse una quantità significativa di peso durante le riprese. Questo sacrificio personale contribuì notevolmente all’autenticità della sua interpretazione e alla resa emotiva del film.

Inoltre, la scenografia di “L’ultima risata” meritava una menzione. Il film è ambientato principalmente in un lussuoso hotel, e per creare l’atmosfera di opulenza e sfarzo, il regista e il direttore artistico, Robert Herlth, lavorarono con un budget limitato. Riuscirono a realizzare gli interni dell’hotel utilizzando un mix di location reali e set costruiti in modo ingegnoso, combinando elementi di lusso con trucchi di illuminazione e decorazioni creative. Il risultato fu una scenografia impressionante e suggestiva, che contribuì a creare l’atmosfera distintiva del film.

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