10 attrici morte nel 2020

Patricia Millardet (Mont-de-Marsan, 24 marzo 1957 – Roma, 13 aprile 2020) Uno dei suoi primi ruoli fu quello di comparsa nel film Il tempo delle mele 2. Divenne famosa in Italia per aver interpretato numerosi ruoli in fiction televisive, il più noto dei quali è stato quello del coraggioso e incorruttibile magistrato Silvia Conti ne La piovra. Da protagonista lavorò anche nella fiction Il bello delle donne. Nel 2000 patì una crisi depressiva e si ricoverò spontaneamente in ospedale; nel dicembre del 2004 minacciò di suicidarsi. Ha recitato ne Il sole anche di notte dei fratelli Taviani (1990)

Ann Reinking (Seattle, 10 novembre 1949 – Seattle, 12 dicembre 2020) Debuttò a Broadway in Cabaret. Nel 1972 la sua carriera ebbe una svolta grazie all’incontro con Bob Fosse, di cui divenne compagna nella vita e musa ispiratrice. Candidata al Tony Award e al Drama Desk Award per le sue performance teatrali, in questo periodo fece un’apparizione televisiva nella serie Ellery Queen per poi recitare in Il boxeur e la ballerina (1978) di Stanley Donen e Micky e Maude di Ashby. Nel 1977 sostituì Liza Minnelli nel musical Chicago. Pur alla fine della relazione, Fosse le offrì un’occasione adatta a valorizzarla, e pertanto le affidò il ruolo di protagonista nel musical Dancin’. Il numero Trumpet Solo è considerato una delle prestazioni di danza più sbalorditive mai viste sui palcoscenici di Broadway. Dancin’ le consentì di diventare una stella di Broadway. Fosse stava già lavorando a quello che sarebbe stato un film sulla propria vita e carriera, All That Jazz – Lo spettacolo comincia (1979). La Reinking vi interpretò il ruolo di Katie Higgins, personaggio ispirato a lei stessa. Dopo la morte di Fosse avvenuta nel 1987, iniziò a fare la coreografa. Nel 1998 lavorò in qualità di co-regista al musical Fosse, concepito come un omaggio al grande regista.

Lucia Bosè, nata Lucia Borloni (Milano, 28 gennaio 1931 – Segovia, 23 marzo 2020) E’ stata una delle prime maggiorate del cinema italiano. Le porte del cinema si aprirono dopo il 1947 grazie alla vittoria del concorso Miss Italia a Stresa. Superò il provino per Riso amaro ma l’opposizione della famiglia la costrinse a rinunciare al film. Partecipò comunque ad alcune pellicole che segnarono l’affermazione del neorealismo italiano, come Non c’è pace tra gli ulivi (1950) di Giuseppe De Santis, ma soprattutto Cronaca di un amore (1950) di Antonioni per il quale fu anche La signora senza camelie (1953). In questo primo periodo fu diretta anche da Luciano Emmer e Francesco Maselli partecipando inoltre a diverse pellicole brillanti a fianco del suo primo fidanzato Walter Chiari. Dopo 17 film si sposò e lasciò il cinema ma rimase un popolare personaggio da rotocalco. Tornò sugli schermi alla fine degli anni sessanta, in pellicole quali Sotto il segno dello scorpione dei Taviani; Metello di Mauro Bolognini, Fellini Satyricon, di Federico Fellini. Tra le interpretazioni successive si ricordano: Cronaca di una morte annunciata (1987), di Francesco Rosi, L’avaro (1990) di Tonino Cervi, Volevo i pantaloni (1990) di Maurizio Ponzi, I Viceré (2007) di Roberto Faenza. È morta il 23 marzo 2020 a causa di una polmonite complicata dal COVID-19.

Daria Nicolodi (Firenze, 19 giugno 1950 – Roma, 26 novembre 2020) Nei primi anni settanta ebbe alcune significative esperienze cinematografiche e teatrali sotto la guida di Elio Petri, come La proprietà non è più un furto (1973) e di Carmelo Bene, come Salomè (1972). Sempre negli stessi anni, partecipò ad alcune produzioni televisive, quali i film a puntate Ritratto di donna velata, con Nino Castelnuovo (1975), lo sceneggiato Saturnino Farandola, con Mariano Rigillo (1978), Rosaura alle 10 (1981) e il film La Venere d’Ille, ultima opera di Mario Bava (1978). Aspetto decisivo della vita e della carriera è rappresentato dalla relazione sentimentale e professionale con il regista Dario Argento, che l’attrice conobbe nel 1974. Dalla loro relazione nacque, nel 1975, la figlia Asia. La Nicolodi partecipò, come attrice o sceneggiatrice, a tutti i film diretti dal regista dal 1975 al 1987: Profondo rosso (1975), Suspiria (1977), Inferno (1980), Tenebre (1982), Phenomena (1985), Opera (1987). Terminata la sua relazione con Argento, partecipò a qualche film thriller/horror (Le foto di Gioia, Paganini Horror), sfruttando la sua aura di dark lady del cinema di genere, nonché ad alcuni film d’autore (Maccheroni, La fine è nota, La parola amore esiste), e, soprattutto negli ultimi anni, a film interpretati e diretti dalla figlia Asia (autoironico il cameo in Viola bacia tutti). Nel 2007 tornò al cinema, lavorando con il suo ex compagno Argento al film La terza madre, sequel di Suspiria e Inferno. Nel 2009 partecipò a un episodio alla serie televisiva Il mostro di Firenze prodotto da Sky Italia e trasmesso su Fox Crime, in cui interpretò il ruolo di una medium. Colpita da una grave ischemia ed operata d’urgenza, non si riprende più e muore.


Pamela Tiffin Wonso (Oklahoma City, 13 ottobre 1942 – New York, 2 dicembre 2020) Modella per Vogue, divenne una tra le più celebri modelle della Grande mela. Nel 1961 venne notata dal produttore Hal B. Wallis che le propose un provino per il film drammatico Estate e fumo di Peter Glenville; per questa pellicola ottenne una candidatura al Golden Globe come migliore attrice debuttante. Sempre nel 1961 venne scelta da Billy Wilder per prendere parte alla commedia Uno, due, tre! in seguito celebrata dalla critica come un film di culto, e per il quale l’attrice ebbe altre due candidature al Golden Globe. Fu impiegata in altri film brillanti come Alla fiera per un marito (1962) di José Ferrer, Appuntamento fra le nuvole (1963) di Henry Levin e Mentre Adamo dorme (1964) di Jean Negulesco. La sua carriera proseguì con Detective’s Story (1966) di Jack Smight e nel western La carovana dell’alleluia (1965) di John Sturges. L’attrice si trasferì poi in Italia per recitare in vari film fino al 1974. Partecipò a Delitto quasi perfetto (1966) di Mario Camerini, L’arcangelo (1969) di Giorgio Capitani e Il vichingo venuto dal sud (1971) di Steno. La sua interpretazione più nota e riuscita in questi anni è probabilmente quella in Straziami ma di baci saziami (1968) di Dino Risi; in precedenza, assieme a Mastroianni aveva preso parte a uno degli episodi di Oggi, domani, dopodomani (1965), di Luciano Salce. Nel 1969 rientrò temporaneamente negli Stati Uniti per apparire nel film satirico Riprendiamoci Forte Alamo! di Jerry Paris, parzialmente girato a Roma. Ritiratasi a vita privata, da allora apparve sporadicamente sia sugli schermi sia in pubblico.

Ann E. Todd, nata Ann Todd Phillips (Denver, 26 agosto 1931 – San Francisco, 7 febbraio 2020) I nonni la portavano spesso al cinema e speravano che un giorno sarebbe diventata una star bambina come Shirley Temple. L’hanno spinta a intraprendere una carriera cinematografica e, sebbene non fosse particolarmente interessata alla recitazione, divenne una delle star infantili più popolari degli anni ’30 e ‘ anni 40. Nonostante il suo successo – è apparsa in circa 27 film tra il 1939 e il 1951 – Ann ha smesso di recitare negli anni ’50. Nel 1959 seguendo le orme dei suoi genitori, ha intrapreso una carriera nella musica. Ha insegnato storia della musica per tre anni e poi è stata bibliotecaria musicale per la UCB per 21 anni. Ha recitato in film di grande valore e con registi mito come Zazà (1939) di George Cukor, Paradiso proibito (1940) di Anatole Litvak, Sangue e arena (1941) di Reuben Mamoulian e Come era verde la mia valle (1941) di John Ford.


Juliette Gréco (Montpellier, 7 febbraio 1927 – Ramatuelle, 23 settembre 2020) A sedici anni fu coinvolta nella Resistenza, arrestata dalla Gestapo e rischiò di essere deportata dalle truppe naziste; si salvò per la sua giovane età, ma finì internata nella prigione di Fresnes. Nel 1946 si trasferì nel quartiere di Saint-Germain-des-Prés a Parigi, dopo che la madre aveva lasciato il paese per l’Indocina. La Gréco divenne così un’accanita bohemienne e venne considerata una musa degli esistenzialisti francesi dell’epoca. Debuttò, ancora molto giovane, esibendosi come cantante nei caffè parigini. Nel 1949 conobbe il trombettista Miles Davis, giunto a Parigi per una serie di concerti con cui ebbe un’intensa relazione. Attrice di rilievo, seppe distinguersi per interpretazioni notevoli anche presso il pubblico italiano, con il famoso sceneggiato televisivo Belfagor. Ha partecipato, tra gli altri, a Orfeo (1950) di Cocteau, Labbra proibite (1953) di Melville, Eliana e gli uomini (1956) di Renoir e Il sole sorgerà ancora (1957) di Henry King.

Diana Rigg, nome completo Enid Diana Elizabeth Rigg (Doncaster, 20 luglio 1938 – Londra, 10 settembre 2020) Nel 1962 interpretò a teatro il ruolo di Cordelia, nel Re Lear sotto la direzione di Peter Brook. Divenne nota al pubblico televisivo nel 1961 con il ruolo di Emma Peel in Agente speciale, serie di grande successo in cui recitò in coppia con Patrick Macnee e che abbandonò dopo otto anni per interpretare al cinema il personaggio di Tracy Bond in Agente 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà (1969), accanto a George Lazenby. Divenne nel 1967 un’attrice associata della Royal Shakespeare Company. Nel giugno 1994 ricevette il titolo di Dame Commander of the Order of the British Empire (DBE) dalla regina Elisabetta II per i suoi contributi teatrali e cinematografici. Dal 2013 al 2017 apparve più volte in Il Trono di Spade, nel ruolo di Olenna Tyrell. Tra le sue partecipazioni al cinema, ove esordì nel 1962, si ricordano Assassination Bureau (1969) di Basil Dearden, Anche i dottori ce l’hanno (1971) di Arthur Hiller, Oscar insanguinato (1973) di Douglas Hickox e Delitto sotto il sole (1982) di Guy Hamilton. Apparve l’ultima volta sul grande schermo in Ogni tuo respiro (2017) di Andy Serkis.

Franca Valeri, pseudonimo di Franca Norsa (Milano, 31 luglio 1920 – Roma, 9 agosto 2020) Nasce in una famiglia della borghesia milanese; il padre era di religione ebraica mentre la madre era cattolica. Cresce frequentando il teatro di prosa e si appassiona in giovane età anche di teatro operistico musicale. Le leggi razziali fasciste del 1938 privano la famiglia dei diritti fondamentali. Il periodo più buio arriva dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 quando è costretta alla clandestinità. Esordisce nel 1947 con il personaggio di Lea Lebowitz in un lavoro teatrale. Più tardi entrerà a far parte della compagnia del Teatro dei Gobbi, dove esordirà nel 1949. Il nome d’arte Franca Valeri viene scelto su suggerimento dell’amica Silvana Mauri. Durante gli anni cinquanta, intraprende l’attività di attrice cinematografica: esordisce con Federico Fellini, il primo film al quale prende parte è infatti Luci del varietà, codiretto dal regista riminese assieme ad Alberto Lattuada. Faranno seguito una lunga serie di commedie, spesso al fianco di Alberto Sordi o di Totò, tra cui Totò a colori (1952), Piccola posta (1955), Il segno di Venere (1955), Il bigamo (1956), Arrangiatevi! (1959), Il vedovo (1959). Negli anni sessanta viene diretta dal marito Vittorio Caprioli in alcune commedie di cui è anche coautrice: Leoni al sole (1961), Parigi o cara (1962) e Scusi, facciamo l’amore? (1967). È poi colonna portante del varietà televisivo dagli anni sessanta, spesso diretta da Antonello Falqui in trasmissioni come Le divine (1959), Studio Uno (1966) e Sabato sera (1967). Le pellicole che la vedono protagonista sono poche e per la maggior parte scritte da lei e dirette da Caprioli. In Parigi o cara al personaggio di Delia Nesti è affidato il ruolo di reggere da sola l’intera costruzione del film, circondato da personaggi tutti di secondo piano. Le ultime apparizioni cinematografiche sono da posizionare tra gli anni settanta e gli anni ottanta, quando figura in alcune pellicole minori che fanno parte degli ultimi fuochi della commedia all’italiana, tra le tante: Basta guardarla di Luciano Salce (1970), Ettore lo fusto (1972), Ultimo tango a Zagarolo (1973), La signora gioca bene a scopa? (1974). Durante gli anni settanta partecipa alla fertile stagione degli sceneggiati televisivi della Rai. Da allora in poi si è dedicata principalmente al teatro e alla scrittura.

Olivia de Havilland (Tokyo, 1º luglio 1916 – Parigi, 26 luglio 2020) Sorella maggiore dell’attrice Joan Fontaine, è stata due volte vincitrice del Premio Oscar. Quella fra le due sorelle è stata una delle rivalità più chiacchierate di Hollywood. Nel 1942 Joan la spuntò nella conquista dell’Oscar alla migliore attrice protagonista, al quale erano entrambe candidate: Joan Fontaine per Il sospetto di Alfred Hitchcock e lei per La porta d’oro di Mitchell Leisen. Queste circostanze inasprirono i complicati rapporti fra le due e gli anni seguenti furono segnati da dispetti, litigi e riavvicinamenti. Ottenne il primo ruolo cinematografico di successo in Sogno di una notte di mezza estate (1935) di Max Reinhardt e William Dieterle. Scritturata dalla Warner Bros., prese poi parte a una serie di film avventurosi tutti diretti da Michael Curtiz, al fianco di Errol Flynn, come Capitan Blood (1935), La carica dei seicento (1936) e La leggenda di Robin Hood (1938). La celebrità mondiale giunse nel 1939 con il personaggio di Melania in Via col vento (1939) di Victor Fleming. Quel ruolo resterà la sua interpretazione più celebre. Naturalizzata cittadina americana nel 1941, lottò per ottenere ruoli all’altezza del suo temperamento drammatico: durante gli anni quaranta ottenne plausi per le sue interpretazioni in pellicole come A ciascuno il suo destino (1946) di Mitchell Leisen, per cui si guadagnò un premio Oscar, Lo specchio scuro (1946) di Robert Siodmak, La fossa dei serpenti (1948) di Anatole Litvak e L’ereditiera (1949) di William Wyler, in cui fu così convincente nel ruolo di una timida ereditiera corteggiata da un profittatore, da vincere il suo secondo Oscar. Seguirono film quali Mia cugina Rachele (1952) di Henry Koster, Nessuno resta solo (1955) di Stanley Kramer e L’orgoglioso ribelle (1958) di Michael Curtiz. Recitò accanto a Bette Davis nei film Avventura a mezzanotte (1937) di Archie L. Mayo, Il conte di Essex (1939) di Michael Curtiz, In questa nostra vita (1942) di John Huston e, parecchi anni più tardi, nel thriller gotico/grottesco Piano… piano, dolce Carlotta (1964) di Robert Aldrich. Negli anni precedenti aveva fornito buone prove anche in Il diavolo nello specchio (1959) di Anthony Asquith e Luce nella piazza (1962) di Guy Green. Dopo una breve apparizione in L’ultimo avventuriero (1970) di Lewis Gilbert e La papessa Giovanna (1972) di Michael Anderson, non più impiegata in ruoli da protagonista, diradò le sue partecipazioni cinematografiche e televisive. In Airport ’77 (1977) di Jerry Jameson, si ritrovò a recitare di nuovo con Joseph Cotten, suo partner nel film di Aldrich del 1964. Si ritirò definitivamente nel 1979.

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