The father – Nulla è come sembra

Il nostro parere

The father (2020) UK di Florian Zeller

Pur vivace e a tratti lucido, Anthony mostra sintomi del morbo di Alzheimer, dimenticando fatti, luoghi e persone. Nel rapporto con i suoi familiari, la vita dell’anziano uomo prosegue per frammenti confusi che la sua mente non sa più ricomporre.

Lo sceneggiatore e regista Florian Zeller, adattando la sua omonima opera teatrale francese con l’aiuto di Christopher Hampton, ha portato a termine un’impresa notevole e coraggiosa: trasportare lo spettatore nella mente del malato Hopkins, permettendoci di vivere la sua confusione come se fosse la nostra. Al contempo riesce anche a dare dignità alla prospettiva dei familiari che cercano di calmare il suo temperamento instabile e organizzare i suoi ricordi confusi. Non sappiamo mai cosa sia vero, poiché i personaggi vanno e vengono e assumono vari nomi e identità, a seconda del loro riconoscimento. Tutto è fugace eppure ogni momento specifico sembra reale.

Protagonista straordinario di quest’opera è Anthony Hopkins, premiato con l’Oscar a 83 anni 29 anni dopo la prima affermazione, che offre una performance carismatica e feroce in cui trasmette una vasta gamma di sentimenti ed emozioni, ma anche una versatilità rara addirittura nella stessa scena, in pochi secondi.

Olivia Colman è, però, al suo livello perché doma le montagne russe emozionali cui il suo personaggio è costretto con totale integrità. La sua Anne combatte come un leone contro la malattia, sorride e piange allo stesso momento, è dolce e paziente mentre ogni suo affetto si disgrega davanti a lei. Con un duo di attori di questo livello si può osare ciò che Zeller ha scritto.

Le conversazioni che si ripetono costantemente sugli stessi temi si alternato ai cambi di prospettiva con personaggi che contraddicono quanto abbiamo visto nella scena precedente. Anne è sposata, invece no o addirittura il marito ha due volti. Oppure Anne deve trasferirsi a Parigi e ricoverarlo in una casa di riposo, o anche la badante ha diverse età, facce, nomi. I luoghi non si riconoscono più, gli oggetti si spostano. In questa immensa confusione comprendiamo poco alla volta come tutto nella mente del protagonista sia nel caos e nella paura.

Sono da apprezzare poi la scenografia di Francis, mutevole in modo invisibile ma evidente, e il montaggio di Lamprinos che è riuscito a dare ritmo ad una storia allo stesso tempo confusa e avvincente, nonché la colonna sonora del nostro Ludovico Einaudi.

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