Roulette cinese. La gelida maestria di Fassbinder

Il nostro parere

Roulette cinese (1976) GER di Rainer Werner Fassbinder
Otto personaggi si ritrovano sotto lo stesso tetto ed iniziano a massacrarsi a suon di metafore. Marito e moglie si recano con i propri amanti alla casa di campagna. Una volta che hanno scoperto le reciproche tresche accettano la cosa sotto gli occhi della figlia senza più una gamba, ma anche malvagiamente deus ex machina dell’incontro. La sua baby sitter è muta, amante segreta del figlio incapace della governante, una vecchia megera similnazista. Tra questi contrasti emerge una storia che serve come ritratto del disfacimento borghese, della decadenza assoluta.
Nelle violente invettive che si scambiano c’è, come scrivono diversi critici un forte tasso di intellettualismo, ma si tratta di un film molto forte, con uno stile visivo netto, chiaro, hollywoodiano se non fosse per i colori freddi scelti.

Nell’apparente freddezza, gli attori si muovono come ballerini accompagnati dalla macchina da presa che gira intorno a loro, si muove in sintonia quasi accarezzandoli. Uno degli ultimi film della musa ed ex compagna di Godard, Anna Karina.

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