Lettere di uno sconosciuto. L’ombra del ricordo

Il nostro parere

Lettere di uno sconosciuto (2014) CINA di Zhang Yimou

Lu, imprigionato durante la Rivoluzione Culturale, riesce a fuggire dopo vent’anni di carcere e cerca di incontrare la moglie. La figlia, però, che non l’ha mai conosciuto ed è plagiata dalla propaganda politica, lo denuncia e lo fa catturare davanti agli occhi impietriti della compagna. Tre anni dopo, morto Mao e liberato dal campo di prigionia, Lu torna a casa per scoprire che la moglie soffre di gravi amnesie e non lo riconosce. Lu scopre, così, che la moglie è stata anch’essa vittima e che la figlia ha dovuto rinunciare alla danza perché figlia di un prigioniero politico. All’uomo non resta più nulla. Cosa fare?

Yimou dirige un solido dramma intimista. I personaggi si muovono in ambienti oscuri, tendenzialmente freddi che mostrano il contrasto tra i fortissimi sentimenti che i protagonisti provano ma sono impossibilitati a vivere perché lei non riconosce più l’oggetto del proprio grande amore e lui, consapevole dell’oblio cui è condannato, rinuncia a vivere per continuare a proteggere il ricordo di quello che ognuno provava per l’altro.

Zhang Yimou sembra aver perso il fascino delle prime opere con cui si è affermato in Europa. I suoi film mantengono sempre un alto aspetto formale ed un’eleganza nei tempi, nelle inquadrature, ma manca un alto livello di coinvolgimento, manca un’ispirazione che abbatta le regole conquistando il pubblico.

Gli attori sono la musa di Yimou, Gong Li, e un convincente Chen Daoming. Da seguire uno dei nuovi astri del cinema cinese, ovvero Zhang Huiwen nel ruolo di Dan Dan, la figlia della coppia.

Al fondo c’è la critica alla Rivoluzione Culturale, visto come male assoluto, ma anche un rimando alla Cina di oggi dove i diritti sono ancora negati. L’apparenza di un mondo felice non è la felicità.

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