Judas and the black messiah – Pantere

Il nostro parere

Judas and the black messiah (2020) USA di Shaka King

Infiltrato da un agente nell’influente Black Panther Party, O’Neal scala le gerarchie del partito e si avvicina al suo capo, Fred Hampton. Militante di giorno e traditore stipendiato la notte, Bill vive in maniera tormentata la sua doppia natura.

Potente film politico sulla figura di Fred Hampton e sulla lotta delle Black Panther nei durissimi anni 60 quando l’America perse ogni verginità dopo gli assassini dei due Kennedy, Martin Luther  King e Malcom X. Il film assume una posizione dichiaratamente di parte tant’è che compagna e figlio di Hampton sono tra i consulenti della sceneggiatura e prende una linea pedagogica importante, sostenendo il progetto politico alla base del movimento e la sua posizione neoleninista.

Certo, sapere che dietro l’operazione c’è Ryan Coogler che ha fatto dell’intrattenimento mainstream, sia pure rivisto con una forte connotazione identitaria del popolo di colore, lascia un po’ perplessi ma non si può negare l’eccellente direzione degli attori, la forza di una sceneggiatura che delinea alcuni aspetti dei personaggi in modo estremamente efficace.

Fin nel titolo, infatti, c’è un’impostazione cristologica che contrappone i due protagonisti dell’opera fin dall’inizio. Da un lato l’idealismo e l’idea che il collettivo sia superiore all’individuale, dall’altra l’affermazione individuale capitalista che soffoca ogni anelito al bene collettivo, legato solo all’utilitarismo personale.

O’Neill, infatti, non conosce nulla, è avulso dalla contemporaneità ed è concentrato solo sull’egoistico interesse, così come l’agente dell’FBI_ che lo recluta, capace solo di difendere lo status quo senza chiedersi le motivazioni reali.

Il semplicistico ritratto di Hoover, visto come il re del male (comprensibilmente) e l’accettazione fideistica delle posizioni delle Black Panther, illustrate senza un briciolo di autocritica e revisione, sono i punti deboli di quanto proposto. Le violenze degli adepti del movimento non hanno effettive riflessioni alle spalle, la capacità di dare un quadro complessivo ma richiudono Hampton in un orizzonte limitato, efficace per la narrazione, ma meno profondo dal punto di vista storico.

La bravura nel regista è nell’indignazione inevitabile che suscita nel vedere calpestata ogni forma di giustizia. Tuttavia, applauditi tutti gli attori, si ha la sensazione di una divisione manichea della società.

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