Il colore nascosto delle cose. Ad occhi chiusi

Il nostro parere

Il colore nascosto delle cose (2017) ITA di Silvio Soldini

Emma ha perso la vista a sedici anni, ma non si è lasciata inghiottire dall’oscurità. L’incontro con lo sfuggente Teo  è una delle sorprese che la vita le riserva nel finale, come risarcimento di un divorzio recente più che di un handicap assimilato. Teo è sicuro, avvenente, egoista, concentrato soltanto sulla carriera di “creativo” per un’agenzia pubblicitaria dalla quale non stacca mai, grazie a tablet e cellulari che lo tengono in perenne e compulsiva connessione con il mondo.

Soldini ha conosciuto il mondo dei non vedenti grazie al documentario girato nel 2013 Per altri occhi, durante il quale seguiva passo passo alcuni ciechi mostrando le loro esistenze piene, straordinarie nella loro ordinarietà. Forte di questa esperienza, descrive minuziosamente il mondo di una disabilità con tenerezza, partecipazione e ammirazione. Gli occhi chiusi del film sono in realtà quelli di Teo che fugge dalla famiglia e da qualunque altro atto di responsabilità verso qualcuno. Il suo è un mondo di menzogne, costruito sull’illusione del controllo, mentre è basato sulla paura e l’immobilità dei sentimenti. Emma, invece, è una donna forte che con coraggio affronta  le dure prove della vita, cercando di salvare la propria dignità di persona.

La prima parte del film traccia le due solitudini dei protagonisti e per questo motivo è la più convincente. La seconda, invece, punta maggiormente sulla convenzionale struttura della storia d’amore, inevitabilmente destinata al fallimento poichè basata sulle bugie, cercando un finale quasi obbligato. Il desiderio di chiudere il cerchio spinge la sceneggiatura su versanti poco interessanti, su certi luoghi comuni del romanticismo.

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