I film Palma d’Oro a Cannes – 1

Dal 15 al 26 di maggio Cannes ospiterà la sessantaseiesima edizione del suo Festival del Cinema. per questo motivo abbiamo deciso di raccontare la storia di questa prestigiosa rassegna attraverso i film premiati con il massimo premio, la PALMA D’ORO. Saltiamo, però, le prime edizioni, in cui la rassegna doveva darsi una struttura più o meno definitiva, ovvero il 1949 (l’edizione del ’48, come quella del ’50, non fu organizzata).

In quell’anno e fino al 1954 il massimo premio era il “Grand Prix of the International Film Festival”. Il premio era rappresentato da un’opera di un artista contemporaneo diverso ogni anno. Alla fine del 1954 la commissione organizzatrice del festival invitò diversi gioiellieri ad inviare un disegno di una Palma come tributo allo stemma araldico della città di Cannes.

1949: Il terzo uomo (The Third Man) di Carol Reed. Protagonisti assoluti Orson Welles e la musica di Karas. Noir storico e acclamato scritto da Graham Greene ed ambientato nella Vienna postbellica.


1951: La notte del piacere (Fröken Julie) di Alf Sjöberg  ex aequo Miracolo a Milano di Vittorio De Sica. Sjoberg è un attore e regista con l’unica colpa di aver convissuto con il mostro Ingmar Bergman che gli ha tolto visibilità. Tratto da Strindberg. mostra avvolgenti movimenti di macchina che evidenziano il vuoto esistenziale borghese. Il film di De Sica, invece, è una favola moderna  che, partendo dall’ottica neorealista e dall’insegnamento zavattiniano del “pedinamento”, descrive la lotta di classe in modo assai poco ottimistico.



1952: Otello (Othello) di Orson Welles ex aequo Due soldi di speranza di Renato Castellani. Ancora Welles, questa volta regista, che ci dà un’enorme prova registia riadattando in modo geniale il dramma di Shakespeare. Esperienza travagliata questa, poichè il grande autore americano deve convivere con grandi problemi economici che ritarderanno la lavorazione. Castellani, invece, ci propone un film fresco e personale dove emerge pienamente la sua abilità narrativa, oltre che l’acuto occhio indagatore del popolo italiano.



1953: Vite vendute (Le salaire de la peur) di Henri-Georges Clouzot. Uno dei film più ammirati del cinema francese di quegli anni, ancora oggi molto amato tra i cinefili. Senso dello spettacolo e utilizzo degli schemi narrativi classici, non impediscono a Clouzot di tracciare personaggi memorabili costretti dalle difficoltà economiche a trasportare un pericolosissimo carico di esplosivi. Grande Montand.

1954: La porta dell’inferno (Jigokumon) di Teinosuke Kinugasa. Quest’opera rispecchia l’autore ed il suo mondo poetico. La donna, figura essenziale, raffigura la felicità e l’ideale di vita. Film di grande livello per la fotografia a colori e l’intensità esotica delle immagini

1955: Marty – Vita di un timido (Marty) di Delbert Mann. Film premiato anche con l’Oscar, ci racconta della vita di un uomo normale, convinto della propria bruttezza e chiuso in un’introversione alienante e quasi autistica. Grande prova di Borgnine.

1956: Il mondo del silenzio (Le monde du silence) di Jacques-Yves Cousteau e Louis Malle. Documentario che vede la collaborazione tra il giovane regista esordiente Malle (poi destinato ad una grande carriera) e l’oceanografo. Curioso caso di scambio culturale proficuo e poetico.

1957: La legge del signore (Friendly Persuasion) di William Wyler. Solitudine e famiglia sono le tematiche di Wyler, qui declinate in un solido film di genere ambientato nella guerra civile americana, con Gary Cooper protagonista.

1958: Quando volano le cicogne (Letjat zhuravli) di Michail Kalatozishvili. Il film racconta, senza retorica, la storia d’amore di due giovani separati dalla guerra e dal destino. Fulgido esempio del cinema russo post stalinianao, durante il disgelo voluto da Krusciov.

1959: Orfeo negro (Orfeu Negro) di Marcel Camus. Trasposizione del mito di Orfeo e Euridice, inserito nel carnevale di Rio De Janeiro. Il film è ricco di simbolismi, anche se spesso legati ad un esotismo manierato e oleografico. Camus non ha saputo poi ripetersi.

1960: La dolce vita di Federico Fellini. Il capolavoro del regista italiano, tanto ricco di successo, di contenuti e simboli da diventare esso stesso mito e leggenda.

1961: L’inverno ti farà tornare (Une aussi longue absence) di Henri Colpi ex aequo Viridiana di Luis Buñuel. Nel film di Colpi, Alida Valli crede di riconoscere in un clochard senza memoria alcuna  il marito, deportato quindici anni prima e mai più tornato. Il regista francese travalica la consueta concezione di tempo, di spazio, di memoria e sentimenti, come appreso dalla collaborazione con Resnais durante il montaggio di L’anno scorso a Marienbad. Tratto dal romanzo di Marguerite Duras.

Bunuel, invece, eccelle nella provocazione con un film definito sacrilego dagli ambienti reazionari ed ecclesiastici. E non avevano idea di cosa avrebbe fatto dopo… Eppure, il potenziale esplosivo della vicenda viene condotto sul filo dell’ironia, della dissacrante desiderio di rompere i tabu, di liberare la mente.

1962: La parola data (O Pagador de Promessas) di Anselmo Duarte. Film brasiliano che narra di  un uomo che  rinuncia alle sue terre e porta in spalla una croce alla chiesa di Santa Barbara, ma il parroco gli nega l’ingresso: il voto era stato fatto a una divinità africana. I mass media si buttano sull’incidente, provocando una sommossa di piazza. Una pallottola sperduta uccide il penitente che è portato in chiesa sulla sua croce. La critica ebbe molto a dire sulla qualità del film, premiato più per il “colto e patinato accademismo populista con cui si racconta la contaminazione tra cristianesimo e riti pagani africani” che per un reale valore cinematografico.

1963: Il Gattopardo di Luchino Visconti. Nuova affermazione del cinema italiano per uno dei suoi massimi maestri. Il capolavoro di Tomasi de Lampedusa diventa un film illuminante, capace di influenzare molti registi a distanza di decenni. Basta guardare l’esplicito omaggio resogli da Martin Scorsese in L’età dell’innocenza nel 1993.

 

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1 Response

  1. Jeanne scrive:

    Quel bonheur de visiter votre site internet

     

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