I 10 capolavori di Gene Kelly

Gene Kelly, nome completo Eugene Curran Kelly, nasce a Pittsburgh il 23 agosto 1912 e muore a Beverly Hills il 2 febbraio 1996 a 84 anni. Insieme a Fred Astaire condivide il trono di re del musical, ma come il suo collega (e forse di più) ha saputo spaziare anche in altri genere cinematografici, anche con grandi risultati. Se Fred Astaire era l’eleganza della danza, il movimento armonico e poetico, Kelly era la rappresentazione della perfezione ginnica, la ricerca di nuove prove fisiche in cui piegare la sua maestria tecnica nel passo.  Di questo dualismo diceva  “Fred rappresentava l’aristorcrazia, io il proletariato”. Kelly è stato un grande attore, un magnifico ballerino, ma anche uno straordinario coreografo (tutti i musical diretti da lui e anche altri) e un bravissimo regista. Proprio da questa ultima “dote” partiamo per l’omaggio a lui. Hello Dolly (1969) vinse tre premi Oscar e resta da ricordare perchè è l’unico (tra i film citati) a non essere interpretato da lui. Poi, passiamo alla classifica.

10. Due marinai e una ragazza (1945) Inizia la collaborazione con Frank Sinatra, con cui condividerà lo schermo per tre volte. La particolarità sta nella unione tra cinema e disegno animato. Kelly balla con il topolino Jerry anticipando di quarant’anni  l’idea di Chi ha incastrato Roger Rabbit? Kelly sfonda al botteghino diventando una star.

9.  E’ sempre bel tempo (1955) Un prodigio la danza sui pattini: inimitata fino ad ora, mostra come Kelly sapesse usare la macchina da presa nel musical e di come costruisse le scene pensando allo spettacolo nella sala. Le coreografie erano quasi sempre sue, molto spesso in collaborazione con il grande amico e sodale Stanley Donen.

8. I tre moschettieri (1948) Un mix di azione e commedia. Ancora oggi resta la più ingenua e riuscita messa in scena del romanzo di Dumas. Kelly non danza, recita soltanto nel ruolo di D’Artagnan, dandogli un tono spavaldo ed una forza fisica che gli permette di girare una scena di combattimento acrobatica che dura ben cinque minuti. Un vero e proprio tour de force.

7. E l’uomo creò Satana (1960) Qua Gene Kelly è maiuscolo nella pura recitazione. Si tratta di un film splendido, quasi dimenticato, in cui l’attore interpreta un cinico giornalista con una personalità ambigua. Un ruolo difficile in cui Kelly si mostra attore completo e puro.

6. Trittico d’amore (1956) Coreografato e diretto da Kelly, il film vince l’Orso d’Oro a Berlino come miglior film ma è un clamoroso flop al botteghino. Si tratta di un’opera sperimentale centrata esclusivamente sulla danza, senza quasi parti recitate. Un film sperimentale che svela una natura artistica che va al di là del semplice uomo di spettacolo.

5. Un giorno a New York (1949) Commedia scoppiettante in cui la musica recita un ruolo essenziale, insieme alla città ripresa nel suo più maestoso fascino. Si sorride e si canta senza accorgersente perchè il cinema (anche se leggero, anche se canterino) fatto così è incanto.

4. Brigadoon (1954) Vincente Minnelli è un gigante del genere. Brigadoon è una fiaba moderna in cui la poesia e l’immagine si fondono nei corpi sinuosi ed ondeggianti di Cyd Charisse (mai così bella) e Kelly.

3. Il pirata (1948) Film geniale in cui si vedono danzare (caso quasi unico) due danzatori neri insieme al protagonista. Minnelli già aveva sfidato le convenzioni di Hollywood con Due cuori in cielo, ma grazie a Kelly può contare su un numero tra i più belli del cinema. Poi c’è il candore di Judy Garland e l’impianto coloristico di tutta la pellicola: un gioiello.

2. Un americano a Parigi (1951) Gerschwin, Minnelli e Kelly: ovvero una musica melodiosa, un regista visionario di enorme talento, un ballerino superbo che si immerge nella musica e nei quadri impressionisti per inventarsi la danza. Aggiungeteci la grazia innata di Leslie Caron e l’ambientazione (falsa) parigina e otterrete un capolavoro. Sei Oscar.

1. Cantando sotto la pioggia (1952) E’ il musical più amato di tutti i tempi a cui Kelly gli ha dato anima, voce, movimento. Ne ha curato, insieme al fido Donen, la regia, la coreografia e l’aspetto produttivo, influenzando la sceneggiatura. Ha fatto un miracolo dando un ruolo strepitoso a Donald O’Connor; si è inventato Debbie Reynolds, ha civettato sul passaggio dal muto al sonoro. Cos’altro si vuole di più?

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