Fahrenheit 11/9. Il dente batte…..

Il nostro parere

Fahrenheit 11/9 (2018) USA di Michael Moore

Il noto documentarista e polemista americano Moore si rimette in cammino con la sua telecamera sulla spalla per raccontare l’America post trumpiana. Nel suo tragitto descrive una nazione spaccata, divisa sempre di più tra una classe privilegiata ed una sempre più abbandonata.

Il documentario inizia il 9 novembre 2016, il giorno dopo l’elezione di Donald Trump a 45° presidente degli stati Uniti d’America. Moore si interroga su come sia potuto succedere che un “tiranno, bugiardo e razzista” abbia potuto imbrogliare un intero popolo, conquistando il poter. Con amara ironia viene rielaborata l’errata campagna elettorale del Partito Democratico, vendutosi sostanzialmente alla finanza e al capitalismo. Dopo Moore passa alla crisi dell’acqua di Flint (è stato lo spunto per la prima puntata dell’ultima stagione di House of cards?),  gravemente contaminata dal piombo per colpa del malgoverno di politici senza scrupolo. Moore si chiede come sia possibile uscire dall’attuale situazione politica e vede una possibile risposta per un riscatto nazionale nei movimenti giovanili sorti in dopo i massacri nelle scuole.

Il problema di Moore è che le sue incursioni nella realtà non svelano solo le differenze sociali e le ingiustizie, ma soprattutto il suo personale modo di interpretare la realtà. Basterebbe ascoltare la terrificante descrizione dell’avvento al potere di Hitler per capire che Moore discetta di storia, in questo caso, senza sapere nulla, operando delle semplificazioni agghiaccianti che fanno il gioco proprio di coloro che vogliono riabilitare in qualche modo il nazismo e gli ideali da esso prodotti. Se la narrazione, infatti, è infarcita di grossolane spiegazioni, chi vede uno iato tra quanto raffigurato e quanto avviene nella realtà, rigetta questo film a tesi senza considerare gli aspetti veramente indagatori e gli approfondimenti di particolari situazioni. Finchè ci si limita ad elencare i fatti che hanno portato all’avvelenamento di una città, si rimane colpiti, ma quando si lancia in intemerate su economia, storia, sociologia è rozzo e approssimativo. Eppure il suo cinema, per quanto inutilmente pieno di pregiudizi, rappresenta uno sguardo originale e diverso per raccontare questa grande nazione.

 

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