Dacci oggi il nostro padre quotidiano (Come un tuono di Derek Cianfrance)

di Gianfranco Angelucci

Luke si guadagna la vita nei lunapark viaggianti, guidando la moto nel cilindro della morte; quelle corse furiose dentro una grande gabbia metallica in cui ci si mantiene in sella grazie soltanto alla forza centrifuga. E’ un campione spericolato, uno sbandato senza domani con i tatuaggi sui muscoli e la faccia da ragazzo pulito di Ryan Gosling; un tipetto alla James Dean, ha osservato qualcuno, con un paragone arrischiato. Ma il domani gli piomba addosso con la riapparizione della sensuale Romina che è andata a trovarlo per un saluto, il genere di donna che quando ti ha regalato il suo miele non la scordi più. Infatti Luke, prima di ripartire, torna a bussare alla sua casa senza preavviso, scoprendo ciò che Romina non gli ha detto: Jason, il pargoletto tutto sorrisi che lei ha in braccio è figlio suo, dopo un anno esatto che non si vedono e non si sentono. Il giovanotto in un solo istante diventa padre, vuole essere quel genitore che egli stesso non ha avuto; gli porta regali, un lettino nuovo, i giocattoli; gli fa assaggiare il gelato, posano insieme davanti al fotografo, una famigliola felice. Non gli importa se il bimbo un padre ce l’ha già, nel nuovo compagno della donna. Pur di restargli vicino accetta un posto presso l’officina meccanica di un balordo, il quale fiuta nelle doti del ragazzo una miniera d’oro. Per far soldi in fretta si inventano rapine in banca. Luke razzia quello che trova e fugge in moto infilandosi al volo dentro un furgone che il compare ha attrezzato allo scopo; invisibile peggio di Zorro e i poliziotti restano con un palmo di naso. Quando il complice si ritira, cerca di mettere a segno un ultimo colpo da solo; e sarà l’ultimo in tutti i sensi. A questo punto inizia un secondo film in cui Gosling non c’è più, e il protagonista diventa Bradley Cooper, il poliziotto che l’ha ucciso, anch’egli giovane padre di un bambino piccolo. Il quale crescerà, come cresce Jason, e la storia sembra ripetersi a ruoli invertiti. Lo spettatore scoprirà il congegno narrativo; la vicenda, uscito di scena Gosling, perde di fascino ma non d’interesse, perché l’appena quarantenne Derek Cianfrance, di Denver, Colorado, ha la mano accorta; e cavalca il tema del ruolo del padre in una società orfana come la nostra, che ne ha perso le tracce. Una figura di cui ogni giorno si avverte di più il bisogno, come riferimento e principio d’autorità; basta guardare al successo immediato di Papa Francesco. Le sue parole sono impregnate di questo bisogno: “Dio è il vostro papà” ha detto nell’ udienza di mercoledì scorso di fronte a una piazza San Pietro rigurgitante di folla. Come già Papa Giovanni esortò nella sua dolce cadenza veneta: “Affidatevi al Padre, fatevi portare da vostro Padre”. L’assenza del padre, la sua latitanza da ruolo centrale della famiglia, negli ultimi decenni ha provocato voragini di infelicità nelle giovani generazioni; ragazzi sbandati, disorientati perché privati di un affetto, di una protezione, di un limite, fondamentali per una crescita equilibrata e serena. Tra i film in concorso per il David di Donatello si distingue “Acciaio”, tratto dal romanzo di Silvia Avallone e girato con garbo da Stefano Mordini. Anche in questo caso dietro il racconto di un amore acerbo tra due ragazzine (Matilde Giannini e Anna Bellezza, straordinarie) sullo sfondo dell’acciaieria di Piombino, si soffre il vuoto esistenziale e morale della piatta e annoiata provincia italiana. E si consuma un’anonima tragedia familiare: un padre che non c’è, perso chissà dove dietro le proprie faccende, e il giovane figlio maschio (il bravissimo Michele Riondino) che ne prende giocoforza il posto e il ruolo, sacrificando se stesso e la propria vita.

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