C’era una volta il crimine – Avanti e indietro

Il nostro parere

C’era una volta il crimine (2022) ITA di Massimiliano Bruno

Dopo essere fuggita dal 1982 per ritornare al presente, la banda di Moreno, di cui fa parte anche Renatino, si ritrova improvvisamente nell’Italia dell’8 settembre 1943, uno dei giorni più drammatici della storia.

Sostituito Alessandro Gassman con Giampaolo Morelli, la trilogia di Bruno sul viaggio del tempo si conclude con un’ambientazione bellica e paradossali incontri con i protagonisti della seconda guerra mondiale. Tra cene con Mussolini e telefonate ad Hitler, i tre si muovono in mezzo ad una serie di citazioni cinematografiche e a richiami a precedenti illustri richiamando non solo scene e idee ma anche brani di dialogo.

L’incredibilità degli eventi è ovvia e d’altro canto lo stesso autore non si pone questo problema, preferendo il gioco equilibrista tra storia e reinvenzione comica. Tuttavia, la messa in scena della guerra è visibilmente dilettantesca al punto che le scene di azione sono ridicole e forzate. E’ un gioco ironico sul genere, senza dubbio, quasi un’affettuosa presa in giro, ma la sensazione di precarietà è davvero troppa, così come le libertà prese non sui personaggi ma sulla retorica diventa palesamente falsa.

Si salta, quindi, da un episodio all’altro senza senso alcuno. Quando i dialoghi permettono agli attori di esprimersi spontaneamente escono anche battute divertenti e angoli di scena simpatici, ma non appena ci si sposta sul versante drammatico, tutto diventa grottesco. E se si fa farsa, meglio non continuare.

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