10 attori morti nel 2020

Il 2020 è stato un anno con grandi perdite, grandissime in alcuni casi. Altri sono stati addi improvvisi cui non eravamo pronti, basti pensare alla scomparsa del talentuoso Chadwick Boseman, idolo degli afroamericani perchè ha contribuito con il suo Black Panther a rafforzare la battaglia contro il razzismo. La sensazione, scorrendo i nomi e i tanti film interpretati, è che siano scomparsi autentici giganti, troppi per un anno solo.

Ben Cross, vero nome Harry Bernard Cross (Londra, 16 dicembre 1947 – Vienna, 18 agosto 2020) è stato un attore inglese, principalmente noto per aver interpretato il personaggio dell’atleta ebreo Harold Abrahams protagonista del film Premio Oscar 1981 Momenti di gloria. Nel 1978 recitò nel ruolo dell’avvocato Bill Flynn nel musical Chicago, ricevendo una nomination al Laurence Olivier Awards per il miglior attore in un musical. Dopo la fama internazionale per Momenti di gloria si trovò a recitare in ruoli da caratterista, e in film minori, o in ruoli per la TV. Suo il ruolo del protagonista, il Dr. Andrew Manson, nella miniserie “La cittadella” nel 1983, adattamento televisivo BBC tratto dal romanzo di AJ Cronin “La Cittadella”. Interpretò il ruolo del malvagio Malagant nel film del 1995 Il primo cavaliere di Jerry Zucker. Tornò a recitare in un film blockbuster nel 2009, interpretando Sarek in Star Trek.

Michael Lonsdale (Parigi, 24 maggio 1931 – Parigi, 21 settembre 2020), è stato un attore e pittore francese. Di madre francese e padre inglese, trascorse la sua prima infanzia a Londra e quindi, a partire dal 1939, visse in Marocco. Tornato in Francia nel 1947, incontrò il regista e attore teatrale Roger Blin, che lo avviò alla carriera sul palcoscenico. Perfettamente bilingue, Lonsdale girò sia pellicole d’avanguardia (come i film di Marcel Hanoun) che film di produzione hollywoodiana, come Munich (2005) di Spielberg. Nella sua carriera recitò anche per registi come Orson Welles, François Truffaut, Louis Malle, Luis Buñuel, Ermanno Olmi, Jean-Pierre Mocky e Jean Eustache. Vestì i panni di Hugo Drax, il cattivo principale nell’11° film di James Bond, Moonraker – Operazione spazio (1979). A teatro apparve in opere di autori contemporanei (Friedrich Dürrenmatt, Samuel Beckett, Marguerite Duras e altri).

Robert Hossein, pseudonimo di Robert Hosseinhoff (Parigi, 30 dicembre 1927 – Essey-lès-Nancy, 31 dicembre 2020) Iniziò la sua attività in ambito teatrale. Atletico e con un volto affascinante, nella prima parte della sua carriera interpretò personaggi scomodi di delinquente senza scrupoli, come in Rififi (1955), o individui tormentati come ne I peccatori guardano il cielo (1957). Successivamente raggiunse la notorietà recitando ne Il riposo del guerriero (1962) di Roger Vadim e in Madame Sans-Gêne (1961) di Christian-Jaque. Durante gli anni 60 apparve nel ciclo di Angelica accanto a Michèle Mercier. In Prêtres interdits (1973), interpretò uno dei suoi ruoli migliori, il sacerdote cattolico Jean. Notevoli furono anche le sue interpretazioni nel cinema poliziesco in pellicole come Gli scassinatori (1970) di Henri Verneuil e Joss il professionista (1980) di Georges Lautner. Nel corso della sua carriera, collaborò anche col cinema italiano. Tra le sue migliori interpretazioni, quella del rivoluzionario Leonida Montanari in Nell’anno del Signore (1969) di Luigi Magni. Dalla metà degli anni 50 si dedicò anche alla regia, prediligendo storie drammatiche e a forti tinte, debuttando dietro la macchina da presa nel 1955 con Gli assassini vanno all’inferno, cui fecero seguito Nella notte cade il velo (1958), considerato la sua opera migliore, e La belva di Düsseldorf (1965). È morto a causa di una crisi respiratoria da COVID-19.

Claude Brasseur (Neuilly-sur-Seine, 15 giugno 1936 – Parigi, 22 dicembre 2020) Discendeva da una famiglia di attori: il padre Pierre e la madre Odette Joyeux. Il suo padrino fu Ernest Hemingway. Debuttò nel 1956, per lavorare sotto la direzione di grandi registi quali Marcel Carné in Il fantastico Gilbert (1956), Georges Franju in Occhi senza volto (1960), e Jean Renoir in Le strane licenze del caporale Dupont (1962). Si fece conoscere al pubblico nel 1971 con la serie televisiva Le nuove avventure di Vidocq. Nel 1974 con Esecutore oltre la legge di Georges Lautner sfondò come attore cinematografico, consolidando la propria fama con Certi piccolissimi peccati (1976) di Yves Robert. Grazie a questo film ricevette il Premio César per il migliore attore non protagonista nel 1977. Ebbe notevole successo anche il seguito, Andremo tutti in paradiso (1977). Ottenne un altro César con Guerra tra polizie (1979) e interpretò il ruolo del padre di Sophie Marceau in Il tempo delle mele (1980) e Il tempo delle mele 2 (1982). In Italia lavorò nei film Gli eroi (1973) di Duccio Tessari, Aragosta a colazione (1979) di Giorgio Capitani e Quando la coppia scoppia (1981), per la regia di Steno. Parallelamente alla carriera artistica, si dedicò alle corse automobilistiche.

Chadwick Boseman (Anderson, 29 novembre 1976 – Los Angeles, 28 agosto 2020)  La sua opera teatrale più famosa Deep Azure fu nominata nel 2006 per un Jeff Award come Miglior nuovo lavoro. Nel 2007 ha diretto, scritto e prodotto il cortometraggio Blood Over a Broken Pawn, premiato nel 2008 all’Hollywood Black Film Festival. Nel 2008 ha avuto un ruolo nella serie televisiva Lincoln Heights – Ritorno a casa. Nello stesso anno ha esordito al cinema con The Express di Gary Fleder. Il ruolo che ha dato una svolta alla sua carriera, arrivò nel 2013 con il film 42 – La vera storia di una leggenda americana, in cui ha interpretato Jackie Robinson. Nel 2014 ha recitato in Draft Day. Lo stesso anno interpreta la leggenda del soul James Brown in Get on Up. Nel 2016 ha iniziato ad interpretare Pantera Nera, personaggio della Marvel. Debuttò con Captain America: Civil War. Nel 2018 arriva Black Panther. Grazie a questa performance, l’attore venne definito dalla rivista Time come una delle 100 persone più influenti nel mondo. La pellicola è stata il primo film di supereroi ad essere nominata per un Premio Oscar come Miglior film. Ha ripreso il ruolo sia in Avengers: Infinity War che in Avengers: Endgame, rispettivamente del 2018 e del 2019. Nel 2019 ha recitato in City of Crime, un thriller di Brian Kirk. Nel 2020 recita nel film Da 5 Bloods – Come fratelli di Spike Lee, distribuito su Netflix. Grazie a questo ruolo riceve una candidatura come miglior attore non protagonista ai Critics’ Choice Awards. Lo stesso anno, sempre su Netflix, viene rilasciato Ma Rainey’s Black Bottom, in cui è co-protagonista al fianco di Viola Davis. L’interpretazione gli è valsa la vittoria al Golden Globe. Agli Screen Actors Guild Award del 2021, stabilisce un nuovo record ottenendo 4 candidature nella stessa edizione: una come miglior attore cinematografico per Ma Rainey’s Black Bottom, una come miglior attore non protagonista cinematografico per Da 5 Bloods – Come fratelli e due come miglior cast cinematografico per entrambe le pellicole. Nel 2016 gli venne diagnosticato un tumore al colon. Non ha mai parlato pubblicamente della sua diagnosi di cancro. Durante il trattamento ha completato la produzione di diversi film. E’ morto a causa di complicazioni legate al cancro.

Max von Sydow, pseudonimo di Carl Adolf von Sydow (Lund, 10 aprile 1929 – Seillans, 8 marzo 2020), è stato un attore svedese naturalizzato francese. Ha ricevuto la Royal Foundation of Sweden’s Cultural Award nel 1954, e nominato Commandeur des Arts et des Lettres nel 2005. Nel 2012 è stato nominato Cavaliere della Legion d’onore. Von Sydow è apparso in oltre un centinaio di film e programmi televisivi. È stato candidato due volte al Premio Oscar, come miglior attore protagonista per Pelle alla conquista del mondo nel 1989 e come miglior attore non protagonista per Molto forte, incredibilmente vicino nel 2012.Benestante, ha studiato al Royal Theater Dramatic di Stoccolma, dal 1948 al 195. Recitò nei teatri di Skåne e di Malmö – dove incontrò il suo mentore Ingmar Bergman. Il suo primo ruolo importante nel cinema risale al 1957 con Il settimo sigillo di Ingmar Bergman, capolavoro dove interpreta un cavaliere crociato impegnato in una fatale partita a scacchi con la Morte. Interprete feticcio di Ingmar Bergman, è stato diretto dal maestro svedese in ben 14 pellicole. Tra i suoi ruoli più rilevanti quelli in Come in uno specchio (1961), La più grande storia mai raccontata (1965), Quiller Memorandum (1966), L’esorcista (1973), I tre giorni del Condor (1975), Flash Gordon (1980), Mai dire mai (1983), Molto forte, incredibilmente vicino (2012), che gli ha fatto guadagnare la sua seconda candidatura ai premi Oscar e Star Wars: Il risveglio della Forza (2015). Nel 2016 von Sydow si unì al cast della serie televisiva Il Trono di Spade della HBO, interpretando il ruolo del Corvo a tre occhi per il quale ricevette una candidatura ai Premi Emmy.In Italia restano importanti le sue apparizioni per la regia di Francesco Rosi (Cadaveri eccellenti) e di Valerio Zurlini (Il deserto dei Tartari), entrambi girati nel 1976.

Sir Ian Holm Cuthbert (Goodmayes, 12 settembre 1931 – Londra, 19 giugno 2020) Si iscrisse alla Royal Academy of Dramatic Art, dove si diplomò nel 1954. Debuttò nello stesso anno a teatro con la Royal Shakespeare Company, che seguirà per oltre dieci anni. Durante questo periodo venne premiato con il Tony Award quale migliore attore protagonista. Nel 1970 abbandonò il teatro, scegliendo la via del cinema. Il primo grande successo personale lo ottenne interpretando l’androide Ash in Alien (1979) di Ridley Scott. A questo film ne seguiranno altri di rilevanza internazionale, tra cui Brazil (1985) di Terry Gilliam, Ballando con uno sconosciuto (1985) di Mike Newell, Enrico V (1989) e Frankenstein di Mary Shelley (1994) di Kenneth Branagh, Amleto (1990) di Franco Zeffirelli, Il pasto nudo (1990) di David Cronenberg, La pazzia di Re Giorgio (1994) di Nicholas Hytner, Il quinto elemento (1997) di Luc Besson, Il dolce domani (1997) di Atom Egoyan. Nel 1981 interpretò Sam Mussabini nel pluripremiato film Momenti di gloria. Per questa interpretazione Holm fu candidato al premio Oscar nella categoria miglior attore non protagonista. Nel 1990 tornò al teatro, conquistando un Olivier Award per la sua interpretazione in Re Lear di William Shakespeare. Nel 1998 la Regina Elisabetta II gli conferì il titolo di baronetto per meriti artistici. Negli anni 2000 ottenne successo con l’interpretazione del vecchio hobbit Bilbo Baggins nella trilogia de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson, ruolo che tornò a interpretare anche ne Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato (2012), e nei due film successivi Lo Hobbit – La desolazione di Smaug (2013) e Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate (2014). Nel 2001, nel film La vera storia di Jack lo squartatore – From Hell, tratto dalla graphic novel scritta da Alan Moore e Eddie Campbell, interpretò il famoso serial killer della Londra vittoriana. È morto per complicazioni derivate dalla malattia di Parkinson.

Jacques Daniele Michel Piccoli (Parigi, 27 dicembre 1925 – Saint-Philbert-sur-Risle, 12 maggio 2020) Nato in una famiglia di musicisti, esordì nel film Silenziosa minaccia (1945). Il film che lo fece conoscere al grande pubblico internazionale fu Il disprezzo (1963) di Jean-Luc Godard, cui seguirono, tra i titoli più noti, Il diario di una cameriera (1964), Dillinger è morto (1969), La grande abbuffata (1973), Life Size (Grandezza naturale) (1974), Tre simpatiche carogne (1976), Salto nel vuoto (1979), La signora è di passaggio (1981), Passion (1982), L’armata ritorna (1983), Viva la vita (1984), La bella scontrosa (1991), Compagna di viaggio (1995), Genealogia di un crimine (1997), Libero Burro (1998), La petite Lili (2003), Specchio magico (2005), Belle toujours e Giardini in autunno (2006), La duchessa di Langeais (2007), Habemus Papam (2011), per il quale l’anno successivo vinse David di Donatello e il Premio Vittorio Gassman per il miglior attore protagonista al Bif&st di Bari. Particolarmente importante il sodalizio con Marco Ferreri, che lo diresse in alcuni tra i suoi ruoli più celebri, come il protagonista di Dillinger è morto (1969), padre Amerin in L’udienza (1971) e uno dei quattro amici annoiati che si lasciano andare ai bagordi ne La grande abbuffata (1973). In coppia con Romy Schneider fornì una serie di eccellenti interpretazioni in numerosi film di successo nel corso degli anni ’70: L’amante (1970), Il commissario Pelissier (1971) e Mado (1976) diretti da Claude Sautet, Trio infernale (1974) di Francis Girod e La signora è di passaggio (1982) di Jacques Rouffio.

Sir Thomas Sean Connery (Edimburgo, 25 agosto 1930 – Nassau, 31 ottobre 2020) ha vinto un Premio Oscar, tre Golden Globe (compreso l’Henrietta Award e quello alla carriera) e due Premi BAFTA. A sedici anni decise di arruolarsi nella Marina. La sua esperienza nella Royal Navy si interruppe nel 1950, per problemi di salute. Esercitò allora svariati mestieri, tra cui il modello. All’inizio degli anni cinquanta iniziò a farsi conoscere sulle scene inglesi: dopo diverse piccole parti in ambito teatrale, nel 1951 prese parte al musical South Pacific. La decisiva svolta professionale giunse nel 1962, quando lo scelsero per interpretare James Bond, ruolo che ricoprì in 7 pellicole fino al 1971 (compresa una non ufficiale nel 1983). Per esigenze imposte dai produttori, Connery fu costretto a indossare un toupet per celare la calvizie; l’attore ne farà tuttavia uso anche in film successivi come Marnie (1964) e in varie altre pellicole. Connery si dimostrò perfetto per quel ruolo, sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista caratteriale e in breve divenne uno dei più celebri sex symbol del pianeta. Il primo film, Agente 007 – Licenza di uccidere ottenne un successo strepitoso e convinse Connery a vestire ancora i panni dell’agente segreto per altre 4 pellicole, ovvero A 007, dalla Russia con amore (1963), Agente 007 – Missione Goldfinger (1964), Agente 007 – Thunderball (Operazione tuono) (1965) e Agente 007 – Si vive solo due volte (1967): tutte ebbero uno straordinario successo sia di incassi che di critica. Interpretò il ruolo di 007 fino al 1967, quando durante le riprese del quinto film Agente 007 – Si vive solo due volte di Lewis Gilbert, Connery decise di abbandonare il personaggio, preoccupato della sua identificazione solo con l’agente segreto. Nel 1971, riprese il ruolo in Agente 007 – Una cascata di diamanti di Guy Hamilton; dopo il successo della pellicola il suo addio divenne definitivo. Tuttavia nel 1983 tornerà nuovamente sui suoi passi grazie al compenso record per il film Mai dire mai di Irvin Kershner, un remake fuori dal ciclo ufficiale. Evitò comunque di rimanere intrappolato in un unico ruolo, dimostrando capacità e versatilità in ruoli differenti e impegnativi, con registi prestigiosi come Sidney Lumet, Alfred Hitchcock e John Huston. Il primo di questi ruoli fu in Marnie (1964) di Alfred Hitchcock. Nello stesso anno affiancò Gina Lollobrigida nel film La donna di paglia di Basil Dearden. L’anno dopo recitò in La collina del disonore, diretto da Sidney Lumet. Nel 1968 recitò insieme a Brigitte Bardot nel western Un uomo chiamato Shalako di Edward Dmytryk. Dopo un periodo di pausa ritornò sul grande schermo nel 1970 con I cospiratori di Martin Ritt, dramma storico-politico, e con Rapina record a New York di Sidney Lumet, una delle sue migliori interpretazioni. Nel 1972 apparve in Riflessi in uno specchio scuro ancora di Lumet e Zardoz di John Boorman. Nel 1974 collaborò nuovamente con Lumet in Assassinio sull’Orient-Express. Dopo alcune pellicole di minore importanza, apparve in L’uomo che volle farsi re (1975) di John Huston, e in Robin e Marian (1976) di Richard Lester. Nel 1975 John Milius lo diresse ne Il vento e il leone, che ottenne un grande successo. Dopo Il prossimo uomo (1976) di Richard C. Sarafian, partecipò al film di guerra Quell’ultimo ponte (1977) di Richard Attenborough, per poi chiudere il decennio con l’avventuroso 1855 – La prima grande rapina al treno (1979) di Michael Crichton. Gli anni ottanta iniziarono con il fantascientifico Atmosfera zero (1981) di Peter Hyams. Più fortuna ebbe il successivo I banditi del tempo (1981) di Terry Gilliam, ancora una volta nel pieno della fantascienza ma con l’aggiunta di un lato ironico. Nel 1982 fu protagonista del drammatico Cinque giorni una estate di Fred Zinnemann, mentre si trovò a suo agio nella saga epica di Highlander – L’ultimo immortale (1986) di Russell Mulcahy. Il grande consenso della critica arrivò con l’interpretazione di Guglielmo da Baskerville, ne Il nome della rosa (1986) di Jean-Jacques Annaud. Il film ottenne un consenso straordinario in tutto il mondo e Connery vinse il Premio BAFTA come miglior attore. Con il film The Untouchables – Gli intoccabili (1987) di Brian De Palma, ottenne la definitiva consacrazione grazie al ruolo di Jimmy Malone, per cui ottenne il premio Oscar e un Golden Globe nella categoria miglior attore non protagonista. Seguirono il thriller Il presidio – Scena di un crimine (1988) di Peter Hyams. Storico il suo ruolo in Indiana Jones e l’ultima crociata di Steven Spielberg, dove interpretò il padre del protagonista. Nel 1990 vestì i panni di Marko Ramius, in Caccia a Ottobre Rosso diretto da John McTiernan. Nel 1994 prese parte a Il primo cavaliere, con Richard Gere, dove interpretò Re Artù. Vestì di nuovo i panni di un ladro, complice di Catherine Zeta Jones, in Entrapment (1999) di Jon Amiel. Nel 2000 co-produsse e interpretò Scoprendo Forrester di Gus Van Sant, nel quale fu un vecchio e introverso scrittore. Fu nominato Sir nel 2002. Nel 2003 fu protagonista ne La leggenda degli uomini straordinari di Stephen Norrington. L’insuccesso lo convinse a ritirarsi dalle scene. Nel 2012 diede voce al protagonista del film d’animazione Sir Billi, di cui fu anche produttore esecutivo, in quella che fu la sua ultima interpretazione.

Kirk Douglas, nato Issur Danielovitch (Amsterdam, 9 dicembre 1916 – Beverly Hills, 5 febbraio 2020) Si laureò in Lettere e si diplomò poi all’Accademia americana di arti drammatiche di New York. Dopo aver prestato servizio nella Marina durante la seconda guerra mondiale, incominciò a lavorare a teatro, recitando anche a Broadway. Fu lì che decise di adottare il nome d’arte. La sua prima interpretazione cinematografica fu quella di un giovane procuratore distrettuale nel film Lo strano amore di Marta Ivers (1946) di Lewis Milestone; l’anno seguente affiancò Robert Mitchum in Le catene della colpa di Jacques Tourneur. Conquistò l’interesse del pubblico e della critica interpretando un pugile in Il grande campione (1949) di Mark Robson; il successo definitivo arrivò però con L’asso nella manica (1951) di Billy Wilder, in cui interpretò Chuck Tatum, giornalista senza scrupoli. Seguirono Pietà per i giusti (1951) di William Wyler e Il bruto e la bella (1952) di Vincente Minnelli, nei panni di un produttore cinematografico dal cuore di pietra. In quegli anni fornì ottime prove anche nelle pellicole Chimere (1950) di Michael Curtiz e Lo zoo di vetro (1950) di Irving Rapper. Nel 1954, dopo avere interpretato in Italia Ulisse di Mario Camerini, fondò una propria casa di produzione con la quale realizzò i suoi più grandi successi da protagonista. Nel 1956 interpretò il pittore Vincent van Gogh nel film Brama di vivere, diretto da Vincente Minnelli, mentre al 1957 risale uno dei capolavori nella sua ricca filmografia, Orizzonti di gloria, pellicola fortemente antimilitarista diretta da Stanley Kubrick. Sempre diretto da Kubrick, l’attore sarà il protagonista nel 1960 del colossal Spartacus. Nella sua lunga carriera fu anche un eccellente interprete di film western, tra i quali sono da ricordare Il grande cielo (1952) di Howard Hawks, L’uomo senza paura (1955) di King Vidor, e Sfida all’O.K. Corral (1957) di John Sturges. Per tutti gli anni sessanta partecipò a film di vario genere; tra questi si segnalano il disneyano Ventimila leghe sotto i mari (1954) e I vichinghi (1958) di Richard Fleischer, L’occhio caldo del cielo (1961) di Robert Aldrich, Due settimane in un’altra città (1962) di Vincente Minnelli (1962), Sette giorni a maggio (1964) di John Frankenheimer, La fratellanza (1968) di Martin Ritt e Il compromesso (1969) di Elia Kazan. Dagli anni settanta diradò la sua attività sul grande schermo; di questo periodo si ricordano, tra gli altri, Uomini e cobra (1970) di Joseph L. Mankiewicz, Fury (1978) di Brian De Palma, Saturno 3 (1980) di Stanley Donen e Due tipi incorreggibili (1986) di Jeff Kanew. Ricevette tre candidature al Premio Oscar, senza mai vincerlo. Solo nel 1996 fu premiato con l’Oscar alla carriera, il più anziano della storia. Douglas interpretò il suo penultimo film, Vizio di famiglia (2003) di Fred Schepisi, accanto al figlio Michael e al nipote Cameron. La sua ultima apparizione fu nel 2004, con il film Illusion di Michael A. Goorjian.

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