Tutti giù per terra – Il domani

Tutti giù per terra (1997) ITA di Davide Ferrario

Un ventenne scontento e disincantato torna riluttante a Torino per vivere con il padre irascibile, colletto blu, e sua madre, quasi muta a causa di un pesante esaurimento nervoso.

Un moto di ribellione è la molla di questo film. Forse anche un moto del regista che decide di rompere le regole classiche della narrazione, in omaggio al modello dichiarato di Lindsay Anderson e del free cinema, per raccontare la vita di un giovane che cerca il proprio posto nel mondo. Fu una voce nuova, un anelito di speranza per avere un cinema diversificato, più che diverso.

La voice over di Mastandrea segue il percorso di crescita del personaggio attraverso esperienze diverse e quasi surreali nella Torino post operaia degli anni novanta dove regna il senso di spaesamento e di perdita di riferimenti. Il protagonista, interpretato da un giovane Mastandrea, vive su di sè le contraddizioni del passaggio generazionale e diventa testimonianza di un periodo storico.

La libertà narrativa di Ferrario, mai più ritrovata sia nella vena espressiva che nello stile visivo, è accompagnata da una colonna sonora ispirata alle sonorità rock dell’epoca, puntando su voci underground come Ustmanò, Marlene Kuntz e Giovanni Lindo Ferretti.

La freschezza del racconto e il ritmo sincopato sono il manifesto dei cambiamenti epocali che a Torino trovano il loro momento esemplare, abbandonando la cultura operaia per il passaggio al terzo millennio dove prevale l’immagine turistica, multifunzionale e policentrica.

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