10. Homo eroticus di Marco Vicario. Ovvero quando Lando Buzzanca faceva film di grande successo. Sembra un’era geologica fa ma è proprio vero. Filmetto di poche pretese, scontato e volgarotto: un tentativo di satira sociale decisamente fallito.
9. Quattro mosche di velluto grigio di Dario Argento. E’ il terzo film del nostro maestro del thriller ed ha ancora freschezza e compattezza nella sceneggiatura. Il regista segue una visione barocca ed innovativa nel genere.
8. Er più. Storia d’amore e di coltello di Sergio Corbucci. Celentano è un attore grezzo che recita in un romanesco davvero posticcio. La commedia, però, è piacevole perchè Corbucci sapeva gestire un materiale ricco di spunti per l’aspetto storico e per i personaggi che dirigeva.
7. Il gatto a nove code di Dario Argento. Altro successo del regista romano che azzecca due blockbuster in una sola stagione. Anche qua c’è una mano ispirata che sa giocare con i registri del genere, tenendo la suspence e la credibilità. Vedendo le sue ultime improbabili regie, viene tanta tristezza.
6.Giù la testa di Sergio Leone. Ultimo capolavoro western di Sergio Leone. L’uomo che ha insegnato agli americani come si fa il film di frontiera riesce a parlare di rivoluzione, di fuga, di rimpianto con tono epico e sontuoso. Ancora una volta Leone si distingue per la visione maestosà, per una completa conoscenza della macchina cinema. E, infine, che attori i suoi attori! Coburn e Steiger rivaleggiano in bravura, dando volto, umanità e grandezza ai due personaggi principali.
5. Sole rosso di Terence Young. Si tratta di una coproduzione, per questo figura tra i film italiani. E’ un western atipico con protagonisti Charles Bronson, Alain Delon in versione vilain e Toshiro Mifune. Viene fuori un mix, insomma, tra Leone, Kurosawa, Ford e tanto altro ancora. Risultato: piacevole, anche se siamo lontani dal capolavoro.
4. Bello, onesto, emigrante Australia, sposerebbe compaesana illibata di Luigi Zampa. E’ una commedia splendida in cui Sordi e la Cardinale rivaleggiano in bravura e spontaneità.
3. Per grazia ricevuta di Nino Manfredi. Passaggio alla regia di uno dei nostri migliori attori comici. Una storia in parte autobiografica e dal ritmo diseguale. L’esordio dietro alla macchina da presa è avvenuto con un cortometraggio molto lodato, ma Manfredi mantiene una mano sicura che lo porta ad ottenere il premio opera prima a Cannes.
2. Il Decameron di Pier Paolo Pasolini. Dopo una serie di opere ispirata alla letteratura classica, Pasolini va alla riscoperta del testo di Boccaccio scegliendo alcune delle novelle del Decamerone per illuminare sulla sua visione estetica e sulla sua concezione dell’arte visiva. Bellissimi sono i riferimenti iconografici e antiretorica la narrazione.
1. Continuavano a chiamarlo Trinità di Enzo Barboni. Il fenomeno Hill-Spencer esplode compiutamente. La rivisitazione del genere sotto forma di commedia è sempre piacevole, ma stavolta assume già una forma ripetitiva. Sparisce il sangue, le scene cruente ed avanza l’intrattenimento per bambini, pur con contenuti adattabili a tutte le età.