7 Attrici italiane morte nel 2022

7. Marina Marfoglia (Roma, 15 maggio 1946 – Roma, 19 giugno 2022) Ragazza-copertina e modella, recitò fra il 1965 e i primi anni ottanta, alternando la carriera di attrice con quella di cantante e ballerina, comparendo in pellicole del cinema d’autore e della commedia all’italiana molto in voga in quei decenni.

6, Patrizia Lari all’anagrafe Patrizia Ralli (Roma, 27 agosto 1933 – Roma, 28 maggio 2022) Nata a Roma nel popolare quartiere Testaccio, sorella maggiore di Giovanna Ralli, dopo una partecipazione allo spettacolo di rivista Cantachiaro n.2 esordì nel cinema nel 1948 interpretando una piccola parte nel film Senza pietà diretto da Alberto Lattuada. Da allora, nell’arco di dieci anni, prese parte a una quindicina di film di genere drammatico o commedia sentimentale tra cui La cieca di Sorrento e Guendalina.

5. Tatiana Farnese nome d’arte di Tatiana Idonea (Roma, 19 aprile 1924 – Roma, 31 gennaio 2022) Terminati gli studi, venne scelta per una piccola parte nel film Ore 9 lezione di chimica, diretto da Mario Mattoli. L’anno successivo sarà Vittorio De Sica a scritturarla per Un garibaldino al convento. Per lei inizia così una discontinua carriera cinematografica che si prolungherà per circa settant’anni, ma con uno scarno numero di pellicole. Recitò sia in teatro che in televisione. Alternò la sua attività di attrice con quella di pittrice e scultrice con buon successo. Tra i suoi film, l’ultima pellicola di Sordi, “Nestore, l’ultima corsa”.

4. Rossana Di Lorenzo (Roma, 4 marzo 1938 – Roma, 13 agosto 2022) Era sorella dell’attore Maurizio Arena e di Romana Di Lorenzo, madre dello showman Pino Insegno, di cui era zia. Famosa per aver interpretato la moglie di Alberto Sordi sotto la sua regia sia nell’episodio La camera in Le coppie (1970) che nel film Il comune senso del pudore (1976), diede poi volto alla simpatica Erminia Marchetti in Vacanze di Natale (1983) di Carlo Vanzina. Tra gli altri film Ballando Ballando, Flic Story.

3. Lydia Alfonsi (Parma, 27 aprile 1928 – Parma, 21 settembre 2022) Fece le prime esperienze dilettantistiche a Parma. Durante un concorso a Pesaro, fu notata dal regista Anton Giulio Bragaglia, presente in giuria e che la scritturò nella sua compagnia. Dopo soli quattro anni abbandonò le scene teatrali per tornare nella sua città e scrivere poesie. Nel 1954 tornò al teatro con Strehler. Attrice di grande espressività, ha legato il suo nome soprattutto al periodo d’oro degli sceneggiati televisivi degli anni sessanta, con lavori come La Pisana, Mastro Don Gesualdo, Luisa Sanfelice e Il segreto di Luca. Diversi i suoi film tra cui I delfini, Un uomo da bruciare, Porte aperte e La vita è bella di Roberto Benigni nel ruolo dell’editrice Guicciardini, sua ultima interpretazione.

3.

2. Catherine Spaak (Boulogne-Billancourt, 3 aprile 1945 – Roma, 17 aprile 2022) è stata un’attrice, cantante, conduttrice televisiva e ballerina belga naturalizzata italiana. Proveniva da una famiglia del Belgio che annoverava fra i suoi membri anche artisti e uomini politici. Dopo aver recitato una piccola parte a soli 14 anni nel film Il buco di Jacques Becker, esordì in Italia nel 1960 con Dolci inganni di Alberto Lattuada che condizionò i suoi ruoli successivi, incentrati sullo stereotipo di un’adolescente spregiudicata. Lo stesso personaggio, con opportune variazioni, si ritrova in molte pellicole che interpretò nella prima metà degli anni 1960, come Il sorpasso, La noia, La calda vita, La parmigiana, La bugiarda e La voglia matta. Nel contempo ebbe successo anche come cantante. Nel 1964 le venne attribuita la Targa d’oro ai David di Donatello e continuò a lavorare in Italia con i più celebri autori e registi, diventando una presenza ricorrente nella commedia all’italiana (L’armata Brancaleone, Adulterio all’italiana, La matriarca, Certo, certissimo, anzi… probabile). Visto il recente successo, la Spaak nel 1967 tentò anche di farsi notare a Hollywood, partecipando a due film negli Stati Uniti: Intrighi al Grand Hotel, per la regia di Richard Quine, e Se è martedì deve essere il Belgio, per la regia di Mel Stuart, I film, tuttavia, nonostante il cast di rilievo, non ebbero buoni riscontri e l’esperienza rimase isolata. Dal 1970 iniziò a scrivere per alcune testate giornalistiche. In questo decennio partecipò ancora a numerose pellicole di genere, dal western (La parola di un fuorilegge… è legge!) all’erotico conventuale (Storia di una monaca di clausura), dall’horror (Il gatto a nove code di Dario Argento) al dramma Cari genitori, dove interpreta il ruolo – coraggioso per l’epoca – di una lesbica, e prende parte alla commedia cult Febbre da cavallo diretta da Steno. Nella stagione 1978-1979 recitò nella parte di Rossana nella commedia musicale Cyrano (di Riccardo Pazzaglia e Domenico Modugno), per la regia di Daniele D’Anza. Nei primi anni ottanta recitò ancora in alcune commedie di successo al fianco di Paolo Villaggio (Rag. Arturo De Fanti, bancario precario) e Alberto Sordi (Io e Caterina), per poi diradare progressivamente la sua attività cinematografica. Nel 1990 torna al cinema nell’ultimo film in cui recitò Monica Vitti, Scandalo segreto. Intraprese poi una fortunata carriera come presentatrice televisiva (Forum, Harem ecc.

1.Monica Vitti Nome d’arte di Maria Luisa Ceciarelli (Roma, 3 novembre 1931 – Roma, 2 febbraio 2022) Consegnata alla storia del cinema come musa dei drammi borghesi di Antonioni, ha rappresentato nei primi anni Sessanta la risposta italiana alle bellezze antiretoriche della Nouvelle vague francese. Rotto il sodalizio con il regista ferrarese, ha ritrovato l’originaria verve comica grazie a una serie di brillanti commedie. Premiata più volte nel corso della sua carriera, ha ricevuto sei David di Donatello, tre Nastri d’argento, un Orso d’argento nel 1984 al Festival di Berlino per Flirt (1983) di Roberto Russo, e un Leone d’oro alla carriera nel 1995 alla Mostra del cinema di Venezia. Al cinema si avvicinò come doppiatrice, nonostante la caratteristica voce roca.

Dopo una parte in Sulla spiaggia (1954), episodio di Ridere! Ridere! Ridere! di Edoardo Anton, ne ottenne una di rilievo in Una pelliccia di visone (1956) di Glauco Pellegrini. A dare una svolta alla sua carriera fu l’incontro con Antonioni (1957), che in teatro la fece diventare primattrice della Compagnia del Nuovo, mentre nel cinema, dopo averle affidato il doppiaggio di Dorian Gray in Il grido (1957), costruì su misura per lei L’avventura (1960), in cui, al centro di un sottile gioco di misteri e di introspezione psicologica, fornì una prova superba, fatta di silenzi e sguardi perduti. Divenne quindi per Antonioni la musa del cinema dell’incomunicabilità, interpretando capolavori quali La notte (1961), per il quale ottenne nel 1962 un Nastro d’argento come miglior attrice non protagonista, L’eclisse (1962) e soprattutto Deserto rosso (1964), film-manifesto dell’esistenzialismo antonioniano. Verso la fine del sodalizio artistico e sentimentale con il regista, ritornò alla commedia (ottenendo il suo primo David) con La lepre e la tartaruga (1962) di Alessandro Blasetti, episodio del film collettivo Le quattro verità. Nel cinema s’indirizzò verso il genere leggero: La sospirosa (1964) e Fata Sabina (1966) di Luciano Salce, episodi dei film collettivi Alta infedeltà e Le fate, Il disco volante (1964) di Tinto Brass, Fai in fretta ad uccidermi… ho freddo! di Francesco Maselli, Ti ho sposato per allegria di Salce, La cintura di castità di Pasquale Festa Campanile, tutti del 1963. La cintura di castità segnò l’inizio del suo sodalizio con Carlo Di Palma, che avrebbe fotografato tutti i suoi film fino alla metà degli anni Settanta. Il grande talento comico, riconosciuto dal pubblico e dalla critica, risultava però sacrificato dalla struttura della commedia all’italiana, che relegava in ruoli marginali i personaggi femminili. A offrire una più interessante occasione furono Rodolfo Sonego e Luigi Magni, che scrissero per lei La ragazza con la pistola (1968) di Mario Monicelli. Il ruolo rappresentò la sua consacrazione come attrice brillante (ottenne nel 1969 un Nastro d’argento e un David), e diede il via a una serie di film in cui interpretò personaggi svagati e stralunati, con uno stile di recitazione al limite del grottesco. Poté così confrontarsi da pari a pari con i grandi ‘mattatori’, da Sordi a Gassman, da Tognazzi a Mastroianni e a Giancarlo Giannini. Dopo Amore mio, aiutami (1969) di Sordi, Vedo nudo (1969) di Dino Risi e Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) (1970) di Ettore Scola, Risi costruì su misura per le sue ambizioni di trasformismo Noi donne siamo fatte così (1971), un film a episodi che le diede la possibilità di interpretare dodici diversi ruoli. Così come Antonioni, anche Di Palma ne fece la sua musa, e grazie a lei poté affrontare il passaggio alla regia, confezionando tre commedie brillanti che rappresentano altrettanti omaggi al suo talento di interprete leggera: Teresa la ladra (1973), Qui comincia l’avventura (1975) e Mimì Bluette… fiore del mio giardino (1976). In quel periodo ottenne altri quattro David: nel 1971 per Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa diretto nel 1970 da Marcello Fondato, nel 1974 per Polvere di stelle (1973) di Sordi, nel 1976 per L’anatra all’arancia (1975) di Salce (per il quale ebbe nello stesso anno anche un Nastro d’argento) e nel 1979 per Amori miei (1978) di Steno. Ma non vanno dimenticati La Tosca (1973) di Magni, Letti selvaggi (1979) di Luigi Zampa, Non ti conosco più amore (1980) di Sergio Corbucci, Tango della gelosia (1981) di Steno, Camera d’albergo (1981) di Monicelli, Io so che tu sai che io so (1982) di Sordi. Tornò temporaneamente al cinema drammatico e alla collaborazione con Antonioni in Il mistero di Oberwald (1981). La fama conquistata in Italia le aveva permesso negli anni Sessanta e Settanta di partecipare a coproduzioni internazionali, come Modesty Blaise di Joseph Losey, La pacifista (1971) di Miklós Jancsó, Le fantôme de la liberté (1974) di Luis Buñuel, La raison d’état (1978; Ragione di Stato) di André Cayatte. La commedia Scandalo segreto (1990) è stata la sua ultima prova come attrice e l’unica come regista; oltre alla sceneggiatura di questo film ha firmato quelle di Flirt e Francesca è mia (1986) di Russo.

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