10 serie televisive sulla politica

In attesa di nuovi titoli in arrivo un po’ ovunque (Suburra in Italia, Madam Secretary negli Stati Uniti, Marseille in Francia) che segue il clamoroso successo di alcune serie tv, vogliamo fornire un decalogo agli amanti di questo genere stilando una top ten per veder come la politica viene rappresentata in televisione. Ci sono anche serie che riguardano gli intrecci con la politica e la criminalità (Gomorra, Boardwalk Empire, The killing ecc) ed altre in cui le questioni del potere vengono usate per riflettere sociologicamente sui mali della società (Black Mirror), altre ancora in cui si usa la politica per fare un po’ di gossip senza qualità (The Royals è davvero una serie deludente). Privilegiato è, quindi, il contenuto anche se la forma spazia dal dramma, alla satira e alla comicità. Escluse anche le serie storiche (Capitani e Re, La caduta delle aquile) e i biopic (Disraeli uno tra i tanti).

10. Una donna alla casa bianca (2005-2006) La serie è originale perché mette una donna a capo degli Stati Uniti precorrendo i tempi su quanto potrebbe accadere fra pochi mesi dovesse vincere Hilary Clinton. La qualità è decisamente scadente per gravi difetti di scrittura e perché il personaggio di Geena Davis è ridicolo nei suoi deliri di onnipotenza e nel suo essere insopportabilmente perfettina. Le soluzioni che propone sono assurde, ma ovviamente ha sempre ragione.

9. Spin city (1996-2002) La vita forsennata di un sindaco un po’ idiota (giudizio implicito sui politici di professione) che viene gestito e salvato dal suo capo dello staff, Michael J. Fox, sostituito nelle ultime due stagioni per motivi di salute da Charlie Sheen. La serie è molto divertente poiché utilizza un campionario di equivoci per ironizzare sul razzismo, la diversità sessuale, l’amore, i dubbi esistenziali. L’aspetto migliore è la spiegazione sui rapporti con i media, sulle necessità comunicative di chi fa politica a certi livelli.

8. 24 (2001-2010) Tutta giocata sulla ricostruzione di un’adrenalinica giornata dove si intrecciano attentati, congiure, imbrogli, violenze, la serie segue l’agente Jack Bauer, deus ex machina. La prima stagione è innovativa ed interessante, poi si è scaduti sempre più nel cliché e nella ripetizione.

7. Un uomo per la città (1972-1972) La vita del sindaco Thomas Jefferson Alcala, interpretato da Anthony Quinn, un uomo tutto d’un pezzo che cerca di aiutare davvero i cittadini, è di alto livello morale, ma non ha avuto alcun seguito presso il pubblico. La serie, infatti, fu annullata dopo soli 15 episodi. Era una fiction molto ben recitata e basata su aspetti morali significativi. Ben interpretata e ben scritta, sarebbe da riscoprire.

6. 1992 (2015- oggi) Il primo tentativo di parlare di politica in Italia è dovuto a Sky che ha dato mezzi produttivi all’idea di Stefano Accorsi. Pur essendo un po’ troppo legata ad un pre(giudizio) degli sceneggiatori che rileggono il 1992 con l’idea di parlare dei vent’anni successivi, si tratta di un’opera seria ed interessante.

5. Borgen (2010-2013) Brigitte Nyborg è il primo ministro danese, una donna coraggiosa, onesta, inflessibile nei principi e nei rapporti umani. Vive con difficoltà la sua posizione personale, pagando sempre in prima persona le sue scelte, anche a livello familiare. Vince e perde negli scontri in parlamento ma mantiene sempre dritta la barra della moralità. Il personaggio è abbastanza manicheo, ma ne esce uno spaccato molto particolare della politica in latitudini che normalmente non consideriamo. D’atmosfera.

4. Veep (2012-oggi) La serie più corrosiva in assoluto sulla politica inventata dagli Stati Uniti. Una vicepresidente assolutamente inaffidabile ed innamorata solo della sua immagine pubblica è al centro di questa vicenda. In Italia non si può nemmeno immaginare un’idea del genere anche se Il candidato-Zucca presidente era stato un buon tentativo.

3. Scandal  (2012-oggi) Il mondo delle lobby e dei lobbisti visto dal di dentro. Un dietro le quinte inquietante e formalmente ineccepibile sui problemi comunicativi che sono tipici della Casa Bianca e di tutto il suo entourage. Quanto è difficile la politica oggi.

2. The west wing (1999-2006) I due mandati del presidente Bartlet, un democratico ispirato chiaramente al ritratto agiografico di John Kennedy (Martin Sheen lo ha anche interpretato in un’altra miniserie), sono il collante di questa serie. Gli attori, di altissimo livello, sono aiutati dallo script di Aaron Sorkin, il più intelligente scrittore degli Stati Uniti sui meccanismi del potere. La straordinarietà della fiction sta nel saper seguire gli sviluppi degli accadimenti mondiali per essere sempre attuale, sempre speculare alla realtà. Le sette stagioni sono un vero e proprio spaccato sociologico della politica americana di inizio millennio.

1.House of cards (2013-oggi) Un magico incrocio tra il Macbeth shakesperiano e l’analisi sociologica di cosa sia il concetto di potere negli USA. Gli Underwood sono il più grande affresco mai tentato in televisione sulla Casa Bianca e sulla politica in generale. Gli attori sono straordinari ma è il livello di complessità della scrittura a lasciare stupefatti. A parte gli omicidi, oggettivamente forzati, Dobbs ha messo in scena un dramma che spinge lo spettatore sempre più in là nello scoprire le radici del male.

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