Una su 13. Grande cast ma molta confusione

Il nostro parere

Una su 13 (1969) ITA/FRA di Luciano Lucignani e Nicolas Gessner

Mario, barbiere italiano spiantato a New York, viene contattato per l’eredità di una zia. Arrivato in Inghilterra, dove la zia abitava, scopre che l’unica eredità sono 12 sedie che mette subito in vendita. Scopre troppo tardi che in una di esse vi erano nascosti gioielli di grandissimo valore. Con la complicità di Pat si getta alla ricerca delle sedie, contrastato da altri che hanno scoperto la notizia.

Fa impressione mettere in sequenza i nomi dei protagonisti: Vittorio Gassman, Sharon Tate (la bellissima fotomodella moglie di Polanski uccisa barbaramente dalla setta di Charles Manson), Vittorio De Sica, Terry Thomas, John Steiner, Ottavia Piccolo e il geniale Orson Welles in una delle sue “marchette” più originali. Fa impressione per il modesto risultato conseguito. L’impostazione farsesca decisa dai registi va ben oltre la farsa per finire nel kitsch e nel surreale. Non sembra però che sia stata una decisione presa fin dall’inizio, ma una deriva in cui sono caduti tutti. I registi (una coppia mal assortita) hanno perso la bussola fin da subito lasciando troppo spazio agli attori che senza contenimento strabordano, gli attori perché non contenuti mostrano più i difetti che la loro indiscutibile bravura. La colpa maggiore va però attribuita ancora una volta a Lucignani e Gessner perché sono anche sceneggiatori e hanno sprecato la loro chance, tanto è vero che la loro carriera è sprofondata dopo questa enorme opportunità.

Un film sbagliato, dunque, che ha preso spunto dal romanzo russo Le 12 sedie più volte portato sullo schermo in versioni più o meno modernizzate e modificate (Il mistero delle dodici sedie di Mel Brooks; Ho vinto la lotteria di capodanno di Neri Parenti; La sedia della felicità di Carlo Mazzacurati; Le 12 sedie di Mark Zacharov). Questa è poco riuscita. Anche Orson Welles non fa una bella figura.

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