Maze runner: più che un labirinto è una trappola

Il nostro parere

Maze Runner (2014) USA

Ormai va di moda prendere un romanzo per adolescenti con aspetti magici (Twilight) o ambientati in un prossimo futuro (normalmente post-apocalittico). Il requisito non è la credibilità ma solo il brand: ovvero la possibilità di fare più soldi possibili con una serie di sequel che sfondino non solo ai botteghini ma anche e soprattutto nell’home video e nel marketing.

Cosa resta del film? Praticamente nulla poiché a fronte di una discreta regia, molto adrenalinica e capace di tenere alto il ritmo, non esiste storia. Un attimo di riflessione, solo un attimo, si comprende la totale illogicità della vicenda, la costruzione narrativa scientificamente eretta per soddisfare un pubblico che chiede solo un breve processo di identificazione con le proprie turbe adolescenziali.

In pratica, il libro è concepito solo per fare soldi. Se si sovrappongono Divergent, Maze Runner e Hunger games ci rendiamo conto che la trama è sempre drammaticamente uguale, variando solo nell’ambientazione. Fin dall’inizio sappiamo che ci sarà un ragazzino/a simpatico/a che invariabilmente morirà davanti agli occhi del/la protagonista. Insomma, c’è la sensazione sgradevole di essere presi in giro, considerati come pecoroni da spingere nel recinto.

Non male Dylan O’Brien. Il sequel, ovviamente, è già pronto.

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