Fai bei sogni. Infanzia amara

Il nostro parere

Fai bei sogni (2016) ITA di Marco Bellocchio

Anni 70, Torino. Massimo, 9 anni, è uno studente delle elementari ed accanito tifoso del Torino (che segue con il padre). Ha l’abitudine di invocare l’aiuto di Belfagor (la serie televisiva) quando qualcosa va male. Una notte sua madre, dopo essersi congedata da lui dicendogli «fai bei sogni», muore in circostanze misteriose. L’arrivo della polizia allerta il bambino, che non riceve spiegazioni dal padre. Massimo non crede che la madre sia defunta, arrivando a contraddire il sacerdote ed urlando il suo nome nel corso della cerimonia funebre. Una volta divenuto adulto, Massimo deve fare i conti con il proprio passato.

Tratto dal romanzo autobiografico di Massimo Gramellini, Bellocchio dirige un dramma familiare che ha diversi punti in comune con la sua storia personale. Il film si dipana con nitore e rigore formale, ma sembra stranamente freddo e spento rispetto a quanto il regista emiliano ha sempre fatto. Pur essendo impeccabile la qualità del girato e la prova degli interpreti, non riesce né a coinvolgere, né a disturbare, risultando alla fine un oggetto lontano, come se lo stesso autore ne abbia preso le distanze.

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