Cinema speculation – Quentin

Il teatro Grande di Brescia ha ospitato giovedì 6 aprile  l’unica tappa italiana di Quentin Tarantino per la presentazione del suo libro “Cinema speculation”. In tenuta informale (jeans, maglietta e converse), il regista di Knoxville ha tenuto banco per circa un’ora e mezza incalzato dalle domande di Antonio Monda, scelto per l’occasione per fare il maestro cerimoniere.

E di cerimonia si è trattato, una cerimonia a metà strada con la mondanità hollywoodiana, poichè il pubblico lo ha accolto con fragorosi applausi, tra sguardi rapiti di fan emozionati e curiosità da star cui Tarantino non si è sottratto.

Così apprendiamo che dai sette anni accompagnava la madre al cinema vedendo film importanti ma anche decisamente forti per un piccolo bambino qual era. Tuttavia, non è stata la violenza di Dirty Harry o di Un tranquillo week end di paura a traumatizzarlo bensì il cartone animato  Bambi che l’ha lasciato attonito per la tragica morte della madre. Così come rimane traumatizzato e sconcertato quando apprende dalle parole di Monda i titoli imposti in Italia a molte delle sue pellicole predilette, ad esempio Inspector Callaghan, the Skorpio affairs is yours. Allora il suo volto disegna un reale stupore e appare visibile sulla sua fronte una domanda evidente: Perchè? E dalla risata si capisce anche la risposta che non è lusinghiera per gli italiani.

La sua infanzia lo ha condizionato enormemente poichè il cinema che più ama in assoluto è quello degli anni settanta. Gli ottanta sono uno schifo, un ritorno all’ordine simile agli anni cinquanta che rappresentano nella sua visione quanto di peggio possa esserci.

Acute sono le sue osservazioni su diverse opere a partire da Fuga da Alcatraz che, spiega, è pura azione senza che effettivamente accada nulla. Il pubblico sa che c’è un piano per evadere ma non lo capisce finchè non scatta l’evasione e aolo allora ogni tassello si ricompone facendo apparire chiaro quanto è stato fatto. Ciò esercita un fascino inarrivabile e una pura emozione cinematografica.

Altra osservazione su Bullitt che nel libro viene definito un film talmente cool da risultare magnetico. E rivaluta l’interpretazione di Ali McGraw, massacrata all’epoca, in quanto lontana dal personaggio immortalato nel libro che aveva ispirato il film. A posteriori Tarantino ha compreso che per Peckinpah è centrale la storia d’amore e rileggendo con questa visione, ben lontana dalla violenza estrema e dalla fuga a rotta di collo, si capisce che la McGraw ha toccato i tasti della donna innamorata in modo brillante.

Il film preferito? Il buono, il brutto e il cattivo. Perchè? “Because it’s a fucking great movie!” Il suo prossimo film è su Pauline Kael? Assolutamente no anche se conferma che sarà sulla critica cinematografica. Si possono fare ancora cose forti e scorrette nei film? I can do it, la risposta icastica.

Poi una breve pausa per lanciarsi in una lettura di 30 minuti di brani del suo libro, recitati con intensità trascinante, rapito dalle sue stesse parole pronunciate da consumato attore.

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