Arrivederci professore (2018) USA di Wayne Roberts
A Richard, professore universitario di mezz’età, viene diagnosticato un cancro allo stadio terminale. L’uomo decide quindi di godersi a pieno il tempo che gli rimane, senza limiti o remore, aiutando chi lo circonda a ritrovare la gioia di vivere.
Cosa deve fare un uomo di fronte alla propria mortalità, ormai evidente? La risposta del regista Roberts è un’edonistica e consapevole scelta di rifiuto di ogni cura per godere ogni istante in modo pieno ed euforico. A dar volto al personaggio principale Johnny Depp che per una volta non si nasconde dietro una maschera, anche se ogni tanto tende ad ancheggiare come Jack Sparrow, senza un reale motivo.
Quando si dimentica di essere un istrione, Depp dà il meglio delineando la personalità di Richard verso la morte. La sceneggiatura non lo conforta, virando presto su una serie di conformistiche scenette in cui l’uomo dovrebbe dimostrarsi pronto a tutto per fare le esperienze che mai prima si era concesso.
Tuttavia, la parossistica scena di sesso orale con un suo studente e il ballo seducente con la sua studentessa migliore sono trappole melodrammatiche speculari ma tanto già viste. Nel primo caso si vorrebbe essere anticonformisti senza spiegarne realmente le ragioni, nel secondo si abbozza il classico rapporto docente-discente colmo di amore e ammirazione. Un colpo al cerchio e una alla botte, insomma. E altrettanto ambivalente è il resto della vicenda.
Non mancano i momenti di divertimento in alcune circostanze, soprattutto quando è in scena Danny Huston, collega di Richard che non riesce ad accettare la morte dell’amico accennando lacrime in ogni dove. Il fatto che il film sia solo in alcuni momenti realmente riuscito, dimostra la disomogeneità e la superficialità di un’opera che si accentra troppo sul divo.