6 underground – Botti e ribotti

Il nostro parere

6 underground (2019) USA di Michael Bay

Fingendosi morti agli occhi del mondo, un miliardario dà vita ad una spietata squadra di vigilantes guidata dallo scopo di liberare il mondo dalle persone peggiori a cui i governi non fanno nulla.

La firma di Bay (stavolta su Netflix) è il ritmo adrenalinico in mezzo a sparatorie infuocate e folli in cui si capisce poco o nulla. Qualche battuta ironica qua e là (pronunciate ovviamente durante i momenti di massimo rischio), ralenti a go go, esplosioni, salti, fuochi e fiamme sono centrali e la trama appare poco più di un divertissement.

Il filo esile della narrazione (manco fosse un film porno) definisce per sommi capi i caratteri, stabilisce due o tre legami affettivi che condizionano la vita dei personaggi, evidenzia la mission cui la pellicola è dedicata (quasi sempre demenziale) e poi lascia la mano all’azione.

Qua l’obiettivo è il dittatore del Turgistan che gasa i propri sudditi, ma tiene prigioniero il fratello in un superattico di Hong Kong tra i più esclusivi al mondo, vestito à la page che neppure un reduce dalla settimana della moda. Questo povero uomo torturato nel suo buen retiro vuole chiaramente il bene del popolo ed è perfettamente curato al punto che sembra appena uscito da una Spa perchè il fratello cattivone lo odia.

Lasciamo poi perdere il resto della narrazione che è poco più che un espediente buono per un ragazzino di 10 anni, ma l’inseguimento per Firenze è da decerebrati.

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