10 saluti ad Ernest Borgnine

Ermes Effron Borgnino era conosciuto come Ernest Borgnine. Il suo volto, la sua voce hanno contrassegnato oltre 200 tra film e serie televisive, attraversando sessant’anni di cinema. Ci si ricorda di lui per le numerose interpretazioni di vilain violenti e selvaggi, eppure il ruolo che ne ha decretato il successo è quello di un uomo tranquillo, un travet anonimo che cerca una speranza nella propria vita triste e solitaria. Fenomenologia di un uomo dolce, un artista ricco e complesso.

Wikipedia ci dice che nasce da genitori italiani, Camillo Borgnino (piemontese, originario di Ottiglio) e Anna Boselli (emiliana di Carpi, in provincia di Modena). Dopo la separazione, la madre lo portò con sé per quattro anni in Italia, dove frequentò anche le scuole. Dopo aver prestato servizio in Marina durante la Seconda guerra mondiale, Ernest Borgnine decide di tentare la carriera di attore. Il suo debutto come attore risale al 1949, quando recita a Broadway nella commedia Harvey. Nel 1951 si trasferisce a Los Angeles per cercare di sfondare nel mondo del cinema. Il suo primo ruolo importante è quello dell’aggressivo sergente Judson in Da qui all’eternità (1953) di Fred Zinnemann. Nel 1956 vince inaspettatamente il premio Oscar come miglior attore protagonista per Marty, vita di un timido, di Delbert Mann, battendo la concorrenza di grandi attori del calibro di Frank Sinatra, Spencer Tracy, James Dean e James Cagney. Da allora la carriera di Borgnine è stata segnata dalla partecipazione ad un numero impressionante di film, tra cui alcuni capolavori assoluti: memorabili in tal senso le sue eccellenti caratterizzazioni in Quella sporca dozzina (1967), L’imperatore del Nord (1973), entrambi di Robert Aldrich, e Il mucchio selvaggio (1969) di Sam Peckinpah.  È scomparso nel 2012 all’età di 95 anni per un’insufficienza renale.

 10. Il giudizio universale (1961) Borgnine duetta con Fernandel in un particolare film corale di Vittorio De Sica. Una delle diverse puntate dell’attore americano nel nostro cinema.

 

9. I vichinghi (1958) Grande film in costume con cast stellare. Qua in versione originale e intero.

8.Convoy, trincea d’assalto (1978) Lo sceriffo è cattivo, ma non stupido. Sa di combattere contro il desiderio di libertà di questi eroici camionisti. Borgnine è stupefacente nel saper recitare lo stesso ruolo in tanti modi diversi. Kristofferson quando era credibile; Ali McGraw che vuole uscire dal clichè della leucemica di Love story ed il solito strepitoso Peckinpah.

7. 1997 Fuga da New York (1981) John Carpenter ha siglato un film epocale. Jena è l’eroe libero ed anticonvenzionale che tutti i ragazzi vorrebbero essere. Borgnine caratterizza il taxista con originalità e stupore.

6. Giorno maledetto (1955) Altro ritratto di un uomo violento e gretto. Condannato forse dal phisique du role? No, perchè nello stesso c’è il successo ed il riscatto. Grande noir d’atmosfera in cui giganteggia Spencer Tracy.

5. Quella sporca dozzina (1967) Generale in mezzo a soldati ribelli e sconsiderati che sanno trovare uno scampolo di nobiltà e di eroismo combattendo contro il nazismo. Da chi avrà imparato Tarantino. Che bravo Aldrich!!

4. L’imperatore del Nord (1973) Anomala produzione in cui si confrontano due giganti: da un lato Lee Marvin, dall’altro Borgnine, violento come mai nella sua vita. Strepitoso.

3. Da qui all’eternità (1953) Ancora un cattivo per ricordarlo. Per la precisione il primo cattivo che gli ha dato il successo mondiale. E’ un film pilastro di quegli anni con la regia di Zinnemann e la famosa scena d’amore in mezzo all’oceano. Quando il cinema sapeva essere grande.

2. Il mucchio selvaggio (1969) Cattivo tra tanti cattivi. O meglio. In questo film di Peckinpah (capolavoro assoluto) nessuno è buono, nessuno ha accesso al paradiso, nessuno ha una vita felice in un mondo violento in cui non esiste pietà.

1. Marty, vita di un timido (1955) Eppure Borgnine era un attore umile, un uomo tenero, lontanissimo dalla figura di violento bastardo che il cinema hollywoodiano gli ha cucito addosso. E’ stata la sua occasione, lui l’ha colta tratteggiando questo timido, disperato uomo che è dentro tanti di noi.

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