10 ragioni per adorare Billy Wilder (1906-2002)

E’ stato dolorosissimo eliminare diversi titoli per arrivare al fatidico numero di dieci. Difficile dimenticare titoli originali come Vita privata di Sherlock Holmes (1970) o Testimone d’accusa (1957); film di grande spessore come Giorni perduti (1945) o Stalag 17 (1953); commedie spumeggianti come Arianna (1957) o Cosa è successo tra mio padre e tua madre (1972); geniali intuizioni come Non per soldi ma per denaro (1966) o Buddy Buddy (1974). Dall’elenco appena concluso si capisce che le opere da selezionare erano, in realtà, una ventina. L’ennesima riprova del fatto che Wilder è un gigante della storia del cinema, forse il più grande nel mare magno della commedia. Tuttavia, è stato superlativo anche nei drammi, straziante nei documentari. Quattro Oscar, dodici nominations, tanti premi talchè la lista raggiunge la cinquantina solo tra i maggiori riconoscimenti. Eppure non si è mai preso troppo sul serio e non ha mai preso nulla troppo sul serio, tranne la sua coerenza d’artista. Sulla sua tomba campeggia la scritta I’M A WRITER BUT THEN NOBODY IS PERFECT.

10. Quando la moglie è in vacanza (1955) Ha creato il mito di Marylin Monroe: questo basta a dargli il decimo posto. Non bisogna fermarsi alla prima lettura, però. Il film mette in discussione le fondamenta della famiglia mostrando le debolezze umane, ridicolizzando il piccolo cabotaggio borghese.

9. La fiamma del peccato (1944) Barbara Stanwick è il modello della Dark Lady. E questo film è l’insieme degli archetipi del noir. Tutti bravissimi, ma sono soprattutto l’atmosfera e la luce a rendere l’opera magistrale.

8. Irma la dolce (1963) Jack Lemmon è stato l’attore preferito di Wilder. Ne è stato ricompensato con una serie di maiuscole interpretazioni. Wilder era grande anche nella conduzione della recitazione di tutto il cast, fino nei personaggi apparentemente minori. Il regista di origini tedesche ha vissuto, d’altro canto, molte vite in cui ha provato tutti i ruoli possibili. Ma questa…. è un’altra storia.

7. Prima pagina (1974) Di primo acchito si notano le performance dei protagonisti (Matthau e Lemmon), poi si comprende la tessitura della sceneggiatura, i meccanismi oliati della comicità e della riflessione. Infine, si valutano i consueti rimandi all’attualità, lo zeitgeist dell’opera e la Weltanschauung di Wilder (perdonate le citazioni  in tedesco, ma visto l’autore….). Tre vite per un solo film.

6. Uno, due, tre (1961) La più geniale, completa, corrosiva lettura della Guerra Fredda. Qualcuno l’ha anche definito il film più parlato della storia del cinema. Ingiustamente sottovalutato dalla critica, resta un pilastro della comicità dello scorso secolo.

5. L’asso nella manica (1951) Il volto oscuro della stampa delineato comicamente in Prima pagina, qua è descritto nella sua morbosità violenta ed insensibile. La folla appare come un essere minaccioso e indifferente. Non c’è cinismo, ma angoscia. E il volto di Douglas (strepitoso nella parte) che cade sulla camera è un colpo di genio.

 

4. Sabrina (1954) La commedia romantica per eccellenza. Audrey Hepburn volteggia come un angelo, Humphrey Bogart si sveste dei suoi panni di duro per far sognare.

3. L’appartamento (1960) Il film del suo trionfo personale con l’Oscar per il miglior film, miglior Regia (vinti peraltro anche con Giorni perduti) e miglior sceneggiatura originale. Il suo momento d’oro. E’ una metafora perforante della società capitalista. Grandissima la scenografia di Alexander Trauner, premiata anch’essa con l’Oscar insieme al montaggio.

2. Viale del tramonto (1950) Norma Desmond resta un personaggio indimenticabile, ma è la decadenza al centro del film: degli ambienti, del mondo esterno, dei volti. Come descrivere la sensazione che si prova vedendo la vecchiaia implacabile che devasta Buster Keaton, Erich Von Stroheim e Gloria Swanson nella partita a carte? Tutto in una frase: “Sono ancora grande! Sono i film che sono diventati piccoli!”

1. A qualcuno piace caldo (1959) Nel cinema di Wilder sono stati abbattuti tabu, sono stati sfidati luoghi comuni, si è giocato sull’ironia per capovolgere il mondo. Qua c’è tutto e di più. Attori magnifici, la vamp, la mala, i doppisensi erotici, la critica sociale, l’omosessualità, la tolleranza e altro ancora. E poi, accidenti a lui, ha inventato questo finale.

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