10 personaggi del mondo del cinema morti nel 2019

Sid Sheinberg (1935) Nel 1958 Sheinberg giunge in California dove accetta di insegnare presso la UCLA School of Law. Nel 1959 si unisce allo studio legale Revue Productions. Nel 1973 è stato eletto presidente della Chief Operating Officer of MCA, Inc., meglio conosciuta come Universal Studios, dove scoprirà grandi talenti, come Steven Spielberg e gli dirà vari consigli su come girare il film Jurassic Park.

Mark Medoff (1940) USA. Americano, è noto soprattutto per la sua pièce Figli di un dio minore (1979), che vinse il Laurence Olivier Award ed il Tony Award alla migliore opera teatrale. Insieme ad Hesper Anderson curò anche la sceneggiatura dell’adattamento cinematografico del dramma, per cui fu candidato all’Oscar alla migliore sceneggiatura non originale. Ha poi sceneggiato Il grande cuore di Clara (1988) e La città della gioia (1992).

Syd Mead (1933) Americano, divenne noto per le opere create come concept artist in numerosi film di fantascienza prodotti negli anni ottanta e novanta. Tra i titoli più celebri in cui ha lavorato si ricordano Blade Runner, Tron, Aliens – Scontro finale ed il primo film di Star Trek. Nel 1998 è stato chiamato dal regista di animazione giapponese Yoshiyuki Tomino, per realizzare la parte concettuale del mecha design della serie Turn A Gundam. Può essere considerato tra i più illustri futuristi visuali di sempre.

Alvin Sargent (1927) Americano, Iniziò a lavorare per la televisione nel 1953 e negli anni sessanta scrisse gli episodi di numerose serie tv, tra le quali Alfred Hitchcock presenta. Inizia a farsi notare solo nel 1970 quando scrive Un uomo senza scampo di John Frankenheimer e nel 1973 l’acclamato Paper Moon – Luna di carta con Ryan O’Neal e la figlia Tatum. Nel 1978 vinse l’Oscar per il film Giulia di Fred Zinnemann e ancora nel 1981 con Gente comune di Robert Redford. Successivamente collaborò a Spider-Man 2 e Spider-Man 3 entrambi diretti da Sam Raimi.

Sandor Sara (1933) Direttore della fotografia, regista e sceneggiatore ungherese. Forse il più dotato direttore di fotografia del cinema magiaro, gli si deve molto del successo di registi quali Gaál, Szabó, Kóa, Huszárik, fin dalle loro opere prime. Ha ottenuto risultati memorabili sia col bianco e nero (I diecimila soli, 1967) sia col colore (Sindbad, 1971; 25, via dei Pompieri, 1973). Autore di eccellenti cortometraggi, nel 1969 ha diretto La pietra lanciata, di ispirazione autobiografica. Altre sue opere sono: Domani, fagiano (1975), Ottanta ussari (1978), I maestri di scuola (1981), Fuoco martellante (1983).

Bruno de Keyzer (1949) Francese, inizia la carriera cinematografica a metà degli anni settanta come assistente nella troupe di Sven Nykvist, per Luna nera di Louis Malle e L’inquilino del terzo piano di Roman Polański. Dopo aver curato la fotografia di alcuni videoclip musicali per Marianne Faithfull, esordisce come direttore della fotografia di un lungometraggio con Una domenica in campagna (1984), diretto da Bertrand Tavernier, conquistandosi il Premio César per la migliore fotografia e iniziando una collaborazione che prosegue per altri tre film del regista: Round Midnight – A mezzanotte circa (1986), Il quarto comandamento (1987) e La vita e niente altro (1989). Il sodalizio professionale si ricompone poi a distanza di vent’anni, con L’occhio del ciclone – In the Electric Mist (2009) e La princesse de Montpensier (2010). Lavora anche con il tedesco Volker Schlöndorff (L’orco) e il messicano Arturo Ripstein (La reina de la noche).

Ennio Guarnieri (1930) Abbandonati gli studi da geometra e arrivato al cinema in modo del tutto casuale, lavorò con Aldo Tonti per La tempesta (1958) di Alberto Lattuada e con Otello Martelli per La dolce vita (1960) di Federico Fellini. Dopo un solo anno come operatore alla macchina, esordì alla direzione della fotografia nel 1962 con I giorni contati di Elio Petri. Nella seconda metà degli anni sessanta per la sua abilità nel ritrarre gli attori diventò operatore di fiducia per dive dell’epoca come Virna Lisi, Sylva Koscina e Tina Aumont, per le quali faceva ampio uso di soft focus, controluce e velatini. Il suo lavoro in L’assoluto naturale (1969) diretto da Mauro Bolognini ed interpretato da Sylva Koscina, è uno dei capisaldi della fotografia italiana degli anni Sessanta». Nel corso degli anni settanta offrì le migliori prove negli adattamenti letterari e nelle ricostruzioni d’epoca per Mauro Bolognini (Metello del 1970, da Vasco Pratolini, Bubù del 1971, Per le antiche scale del 1975, L’eredità Ferramonti del 1976), ma anche nei lavori per Vittorio De Sica, per il quale fotografò le ultime quattro regie, tra cui Il giardino dei Finzi-Contini (1970), che gli valse la candidatura al BAFTA alla migliore fotografia. La prima collaborazione con Franco Zeffirelli, Fratello sole, sorella luna (1972), gli fruttò la vittoria del suo primo Nastro d’argento alla migliore fotografia. Ne vincerà un secondo dieci anni dopo sempre con un film diretto da Zeffirelli, La traviata. Ha diretto la fotografia anche di Francesco di Liliana Cavani, di Storia di Piera di Ferreri e Ginger e Fred di Federico Fellini nonché di film di Comencini, ancora Bolognini, Carlo Verdone, Salce, Damiani, Cervi, Corbucci, Konchalovski.

Michel Legrand (1932) Compositore francese e autore di oltre 200 colonne sonore, studiò pianoforte e teoria musicale al Conservatorio di Parigi dal 1942 al 1949. Si appassionò al jazz dopo aver partecipato ad un concerto nel 1947 di Dizzy Gillespie con cui collaborerà qualche anno dopo. Dal 1951 iniziò una carriera come accompagnatore e arrangiatore per diverse vedette della canzone e del varietà. Nel 1954 Maurice Chevalier lo ingaggiò come direttore musicale, consentendogli di conoscere lo star system statunitense. Negli anni anni ’60 entrò nel mondo della musica da film, componendo numerose colonne sonore di successo che lo portarono nel 1966 a ricevere la nomination al Premio Oscar per il suo lavoro in “Les Parapluies de Cherbourg”. Nel 1968, fu chiamato per un aiuto dal regista Norman Jewison che non riusciva a procedere con il montaggio del suo ultimo film. Legrand propose di comporre da solo, completamente libero di agire, un’ora e mezza di musica originale, in modo che il regista potesse montare il film basandosi su questa musica. Il caso Thomas Crown (The Thomas Crown Affair) fu un successo e la canzone di punta della colonna sonora, The Windmills of Your Mind, fece guadagnare a Michel Legrand l’Oscar per la migliore canzone originale. Due anni dopo ottenne l’Oscar alla migliore colonna sonora per Quell’estate del ’42 (Summer of ’42) di Robert Mulligan (1971). Tra il 1971 e il 1975 è stato nominato 27 volte per i Grammy vincendone 5. Ha vinto un terzo Oscar per la colonna sonora di Yentl di Barbra Streisand (1983). Nello stesso anno, ha composto la colonna sonora di Mai dire mai di Irvin Kershner, l’ultimo James Bond di Sean Connery. Scrisse le sue ultime composizioni per il cinema per film del regista Xavier Beauvois: Il prezzo della gloria con Benoît Poelvoorde e Roschdy Zem (2015) e infine nel 2017 Les Gardiennes, con Nathalie Baye e Laura Smet. Ha creato colonne sonore anche per Orson Welles, Sydney Pollack, Robert Altman, Clint Eastwood, Marcel Carné, Jean-Paul Rappeneau, Louis Malle, Andrzej Wajda, Claude Lelouch.

Andre Previn (1932) Tedesco, ma naturalizzato americano, nel 1939 fugge con la famiglia dalla e si rifugia a Los Angeles. A partire dal 1948 diventa famoso arrangiando e componendo colonne sonore per i film hollywoodiani. Vista la notorietà che acquisisce in questo periodo (vincendo quattro premi Oscar per la miglior colonna sonora fra il 1959 e il 1964 per Gigi, Porgy and Bess, Irma la dolce e My fair lady, più altre 8 nomination) diventa direttore stabile della Orchestra sinfonica di Houston (1967/1969). Nel 1968, viene chiamato a dirigere la London Symphony Orchestra, che nel 1970 dirige anche nella colonna sonora del film L’altra faccia dell’amore. Nei primi anni Ottanta riduce la sua attività direttoriale e registra diversi dischi jazz per pianoforte solo e in duo. Negli ultimi anni si è concentrato nella scrittura di musica prettamente classica. Nel 1998 riceve il Kennedy Center Honors. Nel 2005 vince il Glenn Gould Prize. Nel 2010 ha vinto il Grammy Award alla carriera.

Piero Tosi (1927) Ha ricevuto l’Oscar alla carriera nel 2014. Avvalendosi di una solida preparazione culturale e di un gusto raffinato, ha offerto un importante contributo al rinnovamento del costume, ripensandolo non più come un’aggiunta al personaggio ma come una componente fondamentale della sua definizione, ovvero ‒ in base al principio che un abito deve essere letteralmente habitus ‒ come un elemento che deve porsi in stretta relazione con i suoi connotati specifici. La sua attività si è legata in modo privilegiato alle regie di Luchino Visconti. Ha ricevuto nove Nastri d’argento, due David di Donatello, due BAFTA Awards, cinque nominations all’Oscar e il President’s Award della Costume Designers Guild, l’associazione dei costumisti americani. Esordì come responsabile dei costumi di Bellissima (1951), intraprendendo quella ricerca di abiti presi dalla realtà che sarebbe diventata una sua caratteristica per i film di ambientazione contemporanea: così avvenne per il tailleur di Maddalena Cecconi (Anna Magnani), ‘sottratto’ a una signora che lo indossava e sottoposto a un bagno nel tè per adattarlo alle esigenze fotografiche del film. Fu poi collaboratore di Marcel Escoffier per i costumi ottocenteschi di Senso (1954), e responsabile per quelli contemporanei di Le notti bianche (1957) e di Rocco e i suoi fratelli (1960). In Rocco e i suoi fratelli scelse l’abbigliamento tipico dei mercati per Rocco e Simone Parondi, connotando invece il manager Morini e la prostituta Nadia (Annie Girardot) con un misto di decoro e cattivo gusto piccolo-borghese. Il Gattopardo (1963) rappresenta uno dei vertici del magistero di T., per l’accuratezza nella ricostruzione degli abiti storici (fra i quali celeberrimo quello del ballo finale indossato da Angelica-Claudia Cardinale), che, tuttavia, sono sempre pensati in relazione sia con il personaggio sia con l’attore, come il frac indossato ‒ con effetto ironico sulla figura tarchiata ‒ da Calogero Sedara (Paolo Stoppa). Dopo gli abiti contemporanei in Il lavoro (1962), episodio del film collettivo Boccaccio ’70, in cui utilizzò per Pupe (Romy Schneider) una mise di Chanel, e in Vaghe stelle dell’Orsa (1965), tornò a quelli d’epoca in La caduta degli dei (1969), per il quale avviò un’altra accurata documentazione, questa volta sulla moda degli anni Trenta. In Morte a Venezia (1971) il cappello di Tadzio (Björn Andresen) sottolinea il referente su cui egli è modellato, tra donatelliano e leonardesco, mentre l’aura eterea di sua madre (Silvana Mangano) viene resa dagli abiti leggeri e fluttuanti; molta cura fu dedicata al trucco di Gustav von Aschenbach (Dirk Bogarde), che aveva una precisa funzione narrativa. Nuovi grandi impegni attesero T. con Ludwig (1973) ‒ si pensi al mantello che il re di Baviera (Helmut Berger) indossa durante l’incoronazione ‒ e con L’innocente (1976), dove i colori (il nero, il rosso, il fucsia) connotano la posizione sociale dei personaggi femminili. Nel lungo periodo in cui lavorò per Visconti T. indirizzò talora la sua attività verso film di modesta levatura e tuttavia interessanti come riflesso dello spirito del tempo (tra cui Vacanze a Ischia, 1957, di Mario Camerini). Raggiunse notevoli esiti in opere più importanti come I compagni (1963) di Mario Monicelli, di ambientazione ottocentesca ma popolare, o Medea (1969) di Pier Paolo Pasolini, dove realizzò costumi, monili e copricapo improntati a un gusto etnico e arcaico, ma anche fastoso. Dopo la morte di Visconti T. ha inventato bizzarri abiti per La cage aux folles (1978; Il vizietto) di Edouard Molinaro, o si è dedicato nuovamente a quelli storici, come nel caso di Il malato immaginario (1979) di Tonino Cervi, La dame aux camélias (1981; La storia vera della signora delle camelie) di Mauro Bolognini (con cui ha lavorato più volte) oppure La traviata (1983) e Storia di una capinera (1993, ultimo film cui ha offerto il suo importante contributo), entrambi di Franco Zeffirelli, altro regista con cui ha spesso collaborato. Nel corso della sua carriera ha lavorato anche con Vittorio De Sica, Federico Fellini, Liliana Cavani. Da alcuni anni insegna storia del costume alla Scuola nazionale di cinema di Roma.

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