Poveri ma belli

di Massimo Morelli

Lo sguardo del cinema non è mai stato indifferente al tema della povertà. Charlie Chaplin, che fin dalla nascita aveva vissuto nell’indigenza più nera, si è ispirato alle sue umili origini per declinare la poetica di Charlot con le diverse maschere dell’ambiguo vagabondo: tenero e vendicativo, dittatore (Hynkel) e serial-killer (Verdoux). Una miseria che “La febbre dell’oro” impietosamente racconta quando “Giacomone”, il gigantesco compagno di sventura, vittima di allucinazioni, scambia l’amico per una gallina costringendolo involontariamente, per placare i morsi che la fame suscita ed evitare di finire bollito in padella, ad inventare una cena cucinando una scarpa ed assaporando i lacci come fossero spaghetti.

La povertà, trauma indelebile impossibile da dimenticare, spaventa: ne è testimone all’inizio della sua carriera il giovane Federico Fellini, che una sera a Parigi, emozionatissimo, incontrò Chaplin all’apice del successo e rimase colpito dalle piccole mani, dai denti aguzzi dell’omino/vampiro dinanzi a lui. Interessato al denaro, il padre di Charlot non parlava d’altro che di soldi e dal Maestro di Rimini voleva soltanto sapere quanto si era arricchito dopo aver vinto il premio Oscar con il film “La strada.

Due grandi opere aprono e chiudono gli anni Cinquanta: “Umberto D” di V. De Sica ed “Il segno del leone” di E. Rohmer. Entrambi i film affermano una verità comune: nessuno è immune dall’indigenza. Chiunque, artista o funzionario ministeriale, giovane o pensionato, può sprofondare nella miseria in ogni momento. A metà anni Ottanta, “Senza tetto né legge” imprime una svolta. Il film trionfa a Venezia ed Agnés Varda diventa la prima regista ad osservare la povertà con occhi nuovi: il suo sguardo non giudica, ma rispetta la libera scelta di una vita estrema ed anticonformista, personale itinerario di ricerca esistenziale che i ‘nuovi poveri’ di “Below sea level”, il recente documentario di Gianfranco Rosi, riscoprono come esperienza collettiva.

Ferzan Ozpetek irrompe nel discorso con un’opera toccante ed originale: “Cuore Sacro” introduce l’argomento che incontrare la povertà può avere conseguenze psicologiche devastanti, punto di non ritorno che obbliga ad un esame di coscienza ed induce a cambiar vita. Cinema del presente: Aki Kaurismaki, cantore di reietti. Ogni film un capolavoro, un atto d’amore ed una dichiarazione di appartenenza. Vedere per credere!

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