Nella tana dei lupi – Sorprese

Il nostro parere

Nella tana dei lupi (2017) USA di Christian Gudegast

«Big Nick» O’Brien dirige una squadra anticrimine a Los Angeles, la capitale mondiale del cinema e delle rapine in banca. Una rapina più sanguinosa delle altre, poliziotti abbattuti per rubare un furgone blindato vuoto, gli ha tolto il sonno. Piantato dalla moglie, che non sopporta più il suo stile di vita, O’Brien si butta a capofitto nel lavoro. Con un manipolo di uomini indaga sul crimine e incontra Donnie, gestore di un pub e chiave di accesso al mistero. In corsa contro il tempo, O’Brien deve vedersela con un cattivo professionista che ha deciso di espugnare la Federal Reserve Bank, un palazzo governativo ritenuto impenetrabile, per trafugare trenta milioni di dollari ritirati dalla circolazione e destinati al macero. Ma O’Brien ancora non lo sa.

Gudegast firma la sua prima regia, dopo alcune sceneggiature di successo, puntando su un cinema classico nella struttura e adrenalinico nella tensione. I riferimenti a Heat di Michael Mann sono molteplici, anche se in questo caso manca completamente l’afflato epico tipico di Mann. Nella sua “semplicità”, Nella tana dei lupi esprime al meglio la logica del film di genere. Protagonista e antagonista sono speculari e intercambiabili, nonostante uno sia dalla parte della legge.

Se nelle scene di azione (anche se abbastanza inverosimili) il film dà il meglio di sè, manca all’opera un elemento essenziale come il peso degli attori e la loro costruzione psicologica. Troppo semplice il Nick di Butler, appena accennato il cattivo Merriman. Si capisce che è uno tosto con molte sfaccettature, ma nessuna di esse viene esaminata. Altro limite è la lunghezza eccessiva.

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