Marx può aspettare – Psicanalisi familiare

Il nostro parere

Marx può aspettare (2021) ITA di Marco Bellocchio

Il regista Marco Bellocchio, attraverso la sua famiglia, racconta la storia di suo fratello, senza filtri o pudori. Un film documentario che ricostruisce un’epoca storica e tesse il filo rosso del suo lavoro.

Nel cinema di Marco Bellocchio, oggi 81enne, c’è sempre stata una presenza; la famiglia, istituzione che ha sempre ferocemente contestato, e la morte. Marx può aspettare è forse la chiave di volta per interpretare i suoi film. Raccontando la morte del fratello gemello Camillo, morto suicida a soli 29 anni, che gli provocò grande tormento e un forte senso di colpa, Bellocchio dona l’elemento definitivo per comprendere il suo processo creativo.

Da questo piccolo film che non potrebbe essere più personale emerge il ritratto di Camillo, il gemello che era quasi morto per asfissia durante il parto, e che è cresciuto vedendo i suoi fratelli e sorelle impegnati in politica, in quegli anni in cui molti volevano cambiare il mondo.

In una famiglia caratterizzata dal deserto affettivo, spiega Bellocchio, una famiglia dove la parola d’ordine è sopravvivenza, nessuno si era accorto del profondo disagio del fratellino, un malessere che nasce forse dal confronto. Camillo non sa cosa fare della sua vita, si sente un fallito e, afflitto da una crisi di identità, si impicca. La storia del ritrovamento del cadavere da parte della madre e dei fratelli è straziante. Bellocchio, che al momento della morte si trovava a Roma, dice di averlo visto l’ultima volta nel 1968, nel pieno della “rivoluzione”. Come antidoto alla sua crisi esistenziale, gli ha consigliato di servire il popolo contro la classe borghese. Suo fratello risponde: “Marx può aspettare”.

Il regista conduce una vera e propria indagine all’interno della propria famiglia, intervistando i suoi fratelli e sorelle ancora in vita, Letizia, Pier Giorgio, Maria Luisa e Alberto, per scoprire le cause della morte di Camillo. Accompagnati dalla voce fuori campo del regista, osserviamo immagini girate durante una riunione di famiglia a Piacenza per festeggiare diversi compleanni, filmati d’archivio e filmati personali di famiglia che vengono accostati a sequenze tratte dai suoi film. Notiamo senza fatica come Bellocchio abbia affrontato negli anni i temi della follia, del suicidio, della religiosità, del rapporto genitori-figli attingendo alle vicende familiari.

In questo percorso quasi psicanalitico rileggiamo la cinematografia di Bellocchio e un’amara confessione che, non a caso, rivolge ai due figli come se si scusasse delle proprie manchevolezze, tracciando un bilancio della propria esistenza e insieme un’eredità affettiva che cancelli gli errori.

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