La seconda via – Sogni nella neve

Il nostro parere

La seconda via (2023) ITA di Alessandro Garilli

1943. Siamo sul Fronte Russo e la Compagnia 604 sta affrontando l’inferno della traversata della steppa a temperature vicine ai -40°C. La tempesta di neve incessante impedisce la visuale del paesaggio circostante. Sei alpini lottano con tutte le loro forze per arrivare al villaggio di Popowka e fuggire così all’accerchiamento del nemico.

Dopo una produzione durata diversi anni, finalmente Garilli realizza il suo sogno portando sugli schermi un film coraggioso, il primo sulla ritirata alpina in Russia nella seconda guerra mondiale, precedendo di poco l’uscita dell’annunciato Il sergente nella neve di Matteo Rovere. Al centro un gruppo di uomini, le loro vite comuni che si sono lasciati alle spalle e a cui ripensano con dolcezza e rimpianto mentre si aggirano per la gelida steppa, braccati dai russi nel tentativo di salvarsi.

Concentrandosi su questi pochi uomini, Garilli racconta la sofferenza e l’orrore di un’esperienza al limite delle capacità umane. Con spunti interessanti, con dialoghi e gesti l’autore spiega il senso della vicinanza dei soldati, scaraventati a migliaia di Km di distanza per un sacrificio immane ed inutile, desiderosi solo di ritornare alla quotidianità narrata da flashback con cui si ricostruiscono l’esistenza dei protagonisti.

Garilli porta l’onirico nel racconto e questi passaggi non riescono ad essere sempre fluidi, anche se i riferimenti narrativi sono sempre ispirati a fatti realmente accaduti. Resta comunque lo sforzo di scrittura e la qualità delle riprese nel gelo degli Appennini, grazie all’uso dei droni usati non banalmente e a movimenti di macchina interessanti. Il film è il pedinamento di questi uomini ma il regista sa dosare la tensione con un paio di momenti riusciti come lo scontro con il cecchino e il passaggio nel bosco. Da segnalare la fotografia di Claudio Zamarion e la colonna sonora di Elisabetta Garilli e Francesco Menini.

Senza svelare quanto accade, va sottolineato il controfinale con la breve intervista di Nelson Cenci, un momento commovente che rende appieno il sentimento di dolore che ha accompagnato i sopravvissuti.

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