La belle epoque – Passato travolgente

Il nostro parere

La belle epoque (2019) FRA di Nicolas Bedos

Il cinico fumettista Victor si imbatte in un imprenditore che, grazie a bizzarri artifici, permette ai suoi clienti di tornare indietro nel tempo. Victor sceglie quindi di rivivere la settimana in cui, quaranta anni prima, incontrò il grande amore.

Tornare indietro nel tempo, nel passato che meglio ci rappresenta: ecco il sogno che molti hanno. Nel film di Bedos si suppone che un’azienda soddisfi le richieste di clienti facoltosi, facendo esattamente questo, ricostruendo il momento che si sognava di rivivere per sempre. Tutto con attori, ovviamente, e con un set ricostruito in studio.

Per Victor la belle epoque corrisponde al momento magico in cui si è innamorato della donna che l’ha lasciato. Così vuole ritrovare sua moglie, bellissima e irraggiungibile, e vuole ritrovare se stesso. Ora che è caduto in depressione, nell’inanità sente il bisogno di riscoprirsi.

Nella finzione si innesta un’ulteriore finzione poichè la donna che interpreta sua moglie è la donna del capo di questo progetto ed il loro amore è altrettanto in disgrazia per l’ossessivo controllo che l’uomo vuole esercitare su tutto. Così i due amori vivono in contemporanea, in un continuo alternarsi tra finzione e realtà, tra il passato ed il presente.

Bedos è evidentemente anch’esso ossessionato dal passato poichè anche il suo primo film aveva gli stessi riferimenti, gli identici rimpianti, le stesse paure. E lo fa ancora con un vorticoso movimento di macchine, con un ritmo di montaggio forsennato, con un continuo rimando alla commedia francese brillante e ricca di dialoghi, così come fa con i riferimenti cinematografici e culturali che costituiscono un ulteriore tappeto riflessivo dei personaggi.

L’insieme è piacevole e rassicurante. Il tempo non passa invano, è la scelta dei momenti che conta. Canet, Auteuil, Ardant, Tiller sono bravissimi ad assecondare il flusso dei ricordi

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