Io la conoscevo bene

Il nostro parere

Io la conoscevo bene (1965) ITA di Antonio Pietrangeli


Adriana si trasferisce a Roma dalla provincia di Pistoia. Giovane, bella e ingenua, passa con poca fortuna da un lavoro all’altro e di uomo in uomo.


Probabilmente il miglior film di Pietrangeli, è risultato vincitore ai Nastri d’Argento 1966 dei premi per la Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura e Miglior attore non protagonista (Ugo Tognazzi). Ritratto di una donna ben diversa dall’immaginario di quegli anni, Io la conoscevo bene è lo specchio di una società borghese e malata, intrisa di patriarchismo atavico e morboso, dove la donna è solo un oggetto di desiderio non meritevole di rispetto e umanità.

Adriana vive di storia in storia, violentata, usata, dimenticata ma dentro di lei ogni cosa si sgretola e si perde. L’opera ricorda Godard e Varda, in termini di ambientazione, ma si raffronta più volte con il cinema di Fellini, in particolare per la sua rappresentazione della vita a Roma a il tempo. Il finale scioccante, la sua natura tragica è stranamente inquietante e finisce per essere difficile da scrollarsi di dosso, quasi cancellando l’umorismo e la gioia che hanno segnato gran parte del film.

Sontuoso e seducente, è un piccolo gioiello della metà degli anni ’60 troppo dimenticato, nonostante la sua modernità.

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